Si sa che l’adolescenza è un periodo molto difficile nell’ evolversi della vita di ogni essere umano, è caratterizzata da una vera fame di socializzazione orizzontale che si esprime attraverso la ricerca di vincoli di gruppo che porteranno alla fondazione di una vera e propria famiglia sociale di pari età.
Nella società moderna, il tema del bullismo e del cyberbullismo, ha assunto proporzioni sconcertanti, la cronaca ci presenta casi di prevaricazione e violenza, che coinvolgono bambini sempre più piccoli.
Il termine bullismo viene usato nella letteratura internazionale, per connotare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo e fa parte della più ampia classe dei comportamenti aggressivi, che possono perdurare per tutto l’arco della vita di un individuo.
E’ sempre caratterizzato da alcune costanti, che lo definiscono in maniera peculiare: intenzionalità, persistenza, squilibri del potere. Solitamente i luoghi privilegiati sono gli ambiti in cui i giovani passano più tempo e dove gli sguardi degli adulti, sono assenti.
Le azioni aggressive che insorgono in età adolescenziale, assumono una valenza prioritariamente relazionale, con lo scopo di dare al soggetto, un’identità di ruolo e di posizione all’interno del gruppo. La condivisione diventa dunque la condizione identificativa e definitoria del gruppo.
Una nuova manifestazione di atti di bullismo è il CYberbullismo, frutto del nostro tempo e dell’attuale cultura globale, in cui le nuove tecnologie, sono sempre più spesso delle vere e proprie estensioni da cui è difficile prendere le distanze.
Al cyberbullismo, vengono riconosciute le stesse peculiarità del bullismo, come l’intenzionalità, la persistenza e squilibrio del potere, ma la portata della comunicazione su internet, fa si, che quel fare , venga poi visionato e ripostato da infinite persone e per infinite volte, diventando dilagante.
In questo ambito la vittima non ha nessun potere di mettere fine, a ciò che viene pubblicato, perchè i colpevoli sono protetti dall’anonimato. Gli atti di cyberbullismo, sono considerati fra i più aggressivi.
Le vittime possono manifestare conseguenze a breve e lungo termine in più ambiti o in più livelli di funzionamento relazionale, familiare e scolastico. In quanto fenomeno collettivo, trova terreno fertile proprio nella scuola, primo pilastroeducativo, oltre alla famiglia ed allo sport.
Potrebbe essere proprio lo sport, definito come propedeutico, alla formazione di personalità aperte, libere e civili, così come alla tutela della salute di tutte le età e in ragione dei suoi plurimi significati fisici, mentali e sociali, un vettore di integrazione sociale?
Lo sport è difatti un “bene relazionale” potenzialmente dotato di una, componente culturale che lo rende funzionale al perseguimento di obiettivi di benessere e coesione sociale.
Partecipazione, regole, valori, rispetto, sono parole chiave che richiamano non solo il concetto di integrazione e di sportività, ma anche e soprattutto di Fair Play.
La pratica sportiva può certamente essere propedeutica alla diffusione del fair play, ma ciò, solo a fronte di un’esplicita attenzione a questo aspetto dello sport, che ne caratterizza l’anima sociale, da parte degli operatori sportivi, degli educatori scolastici e della famiglia.
Se così sarà, la promozione dello sport come pratica culturale e non solo fisica, potrebbe configurarsi come un elemento chiave, nel sostenere la diffusione dei valori sociali e allo stesso tempo ampliare la platea dei praticanti, bulli e cyberbulli compresi.
Comitato Nazionale Sammarinese Fair Play – CNSFP