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Cultura 15:24 | 03/10/2023 - Rimini

"Macario & Fellini: lo vedi come sono?": una rassegna in Cineteca

Cosa c’entra Macario con Fellini, cosa accomuna uno dei protagonisti del teatro di rivista con il regista di Amarcord? A questa domanda prova a rispondere la rassegna Macario & Fellini: lo vedi come sono? promossa dalla Cineteca Comunale di Rimini (via Gambalunga, 27) grazie a tre film introdotti e commentati dal figlio, Mauro Macario. Primo appuntamento giovedì 5 ottobre (ore 21, ingresso libero) con Imputato, alzatevi!, film diretto da Mario Mattoli, regista anche delle altre due pellicole in programma, Il pirata sono io! (giovedì 12 ottobre) e Lo vedi come sei… lo vedi come sei? (giovedì 19 ottobre).

Cosa c’entra Macario con Fellini? Noto è l’amore di Fellini per il varietà, a cui dedicò il suo esordio da regista, per quanto a quattro mani con Alberto Lattuada. Altrettanto nota è la sua frequentazione, nei primi anni romani, con Aldo Fabrizi, dei cui spettacoli fu anche gagman.

Meno conosciuta, anche perché non accreditata, è la sua partecipazione alla sceneggiatura di alcuni dei primi film di Macario, tra cui Imputato, alzatevi! che la critica considera il primo film comico italiano. Nei titoli di testa di quei film, tutti girati dal prolifico Mario Mattoli, compaiono Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Steno, ovvero parte di quel gruppo di umoristi che si raccoglieva in quel periodo, siamo alla fine degli anni Trenta, nella redazione del leggendario “Marc’Aurelio”, di cui faceva parte lo stesso Fellini.

Di certo Macario con la sua compagnia calcò il palco anche del Politeama riminese, ma non c’è certezza che il giovane Fellini fosse presente a una di queste repliche.

Al netto dell’intenzione astiosa con cui la evidenziò, Luchino Visconti, il grande antagonista felliniano, colse l’affinità tra l’interpretazione di Giulietta Masina ne La strada e la mimica di Macario. Quella loro gestualità clownesca, quella loro espressività un po’ surreale era qualcosa di inedito nel cinema italiano, i cui codici attoriali rimandavano più all’enfasi della drammaturgia teatrale che alla leggerezza circense. Visconti vedeva dunque bene, ma quello che per lui era una debolezza, il tempo ha mostrato essere il segno di una grande modernità.