Opinioni 10:36 | 04/02/2025 - Rimini

Benaglia: "La malavita domina anche nel turismo e lavorare non conviene più"

"Caro Diario, una nuova conferma che non siamo più attrattivi come sistema turistico arriva dalla difficoltà nel trovare personale per la stagione estiva. Prima della pandemia, in un periodo che oggi sembra idilliaco ma che non lo era affatto, la difficoltà di trovare personale era legata al reddito di cittadinanza. Oggi che il reddito non c’è più, la difficoltà è enormemente aumentata, con l’aggravante che si è tolto un importante strumento di coesione sociale, una delle poche “cose di sinistra” fatte in questo paese negli ultimi anni, guarda caso non fatta dal Partito Democratico.  Ci hanno convinto che togliendo il reddito tutti i problemi si sarebbero risolti, che il nuovo corso neoliberista di questo mondo malato rappresentava la svolta: senza gli aiuti di stato, finalmente ci sarebbero state nuove persone da sfruttare. Un ritorno ai fasti del passato insomma, alla migliore dottrina berluscon-renziana.

Almeno tra di noi però dobbiamo essere sinceri Caro Diario: fare la stagione in riviera, nella maggioranza dei casi, conviene poco o niente. È vero che esistono delle eccezioni, che faticosamente aumentano ogni anno, ma chi viene a lavorare in riviera spesso non viene pagato a dovere e in alcuni casi dobbiamo parlare di vero e proprio sfruttamento. Ma in una riviera ormai per la metà gestita dalla malavita, ci stupiamo se le persone vengono sfruttate, umiliate, ricattate?

Perché il nodo che non si vuole mai affrontare è proprio questo: una buona parte di Rimini e della Riviera sono di proprietà della malavita. E se non si fanno i conti con questo aspetto, non si riuscirà mai a mettere mano al rilancio del turismo. Ormai parlare di infiltrazioni è riduttivo, qui si deve parlare di uno stato di fatto. Basta passeggiare per i nostri lungomari e guardare cosa c’è la fuori per capire cosa siamo diventanti. L’accoglienza familiare non esiste più, non esiste più la romagnolità, quell’esperienza ancestrale di ristorazione e accoglienza che ha plasmato il nostro territorio nel secolo scorso. Siamo globalizzati, decadenti, una trappola per turisti senza identità. E stanchi. Siamo una città stanca.

Non c’è più un tessuto imprenditoriale diffuso e sano su cui ricostruire e il dibattito sull’edificabilità, di una nuova città nella città, per restituire al turismo il suo splendore non è altro che una speculazione edilizia in grandissima scala, regolare a norma di legge.

Sembrerebbe che il nuovo Piano Spiaggia abbia trasformato in legittime tutte quelle cubature che prima erano considerate abusive, facendo contenti bagnini e chioschisti. Adesso l’attenzione si è spostata a tutte quelle strutture ricettive fuori mercato, che hanno in dote una quantità di vecchio cemento che magicamente potrebbe diventare nuovo cemento, creando un valore senza precedenti, alimentando l’investimento di tutte quelle società dubbie che oggi fanno a gare per comprare terreni a monte della ferrovia e vecchi hotel ormai in disuso. L’evidenza delle operazioni è così alla luce del giorno che raccontarla è quasi banale.

Non c’è traccia, nel dibattito sui giornali, su quali saranno le funzioni che dovranno essere create negli spazi lasciati dagli hotel demoliti. Nel vago “servizi per il turismo” che può contenere tutto, non si specifica quali servizi e soprattutto per quale turismo. L’importante oggi è tenere al centro del dibattito la ricostruzione del nostro modello di turismo, elencando cosa non va e portando come unica soluzione lo spostamento delle cubature.

I negozi sono vecchi e l’offerta commerciale è obsoleta? Demolendo gli hotel vecchi si liberano spazi e si migliora il turismo.

La stagione è corta? Non troviamo personale qualificato? Demolendo gli hotel si allunga la stagione e quindi le persone rimangono a lavorare di più.

Sarebbe ora di chiarire il timing di queste operazioni: prima si costruiranno le case e poi i servizi al turismo o viceversa? Perché non mi stupirei se alla fine della festa, quando tutti avranno mangiato, a Rimini rimarrebbero centinaia di appartamenti nuovi e nella fascia a mare tutti parcheggi a raso.

Caro Diario, qualcuno mi ha detto che penso queste cose perché sono in malafede. A pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si prende".

Stefano Benaglia

 

 

 

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