Il fumo oggi esce a sbuffi alterni, con evidente fatica: sembra titubante, se non addirittura timido. Quasi asmatico.
Forse, col suo linguaggio muto, vuole farmi capire la delicatezza dell’argomento scelto: vuol dire in sostanza che non sempre è opportuno addentrarsi in faccende di politica a cuor leggero.
Ma tant’è in questi giorni i media, stampa e tv, ci hanno assillato (e probabilmente infastidito) propinandoci le cronache dei riti lunghi e stantii che hanno portato alla formazione del Governo: consultazioni, riserve, rinvii,titubanze, scelta dei ministri, nomine dello stuolo di sottosegretari e alla fine la conclusione.
I protagonisti hanno continuato a richiamarsi, inframmezzati al complicato gergo politichese, ai termini discontinuità e a innovazione.
Parole che avrebbero potuto essere programmatiche se qualcuno ci avesse spiegato cosa esattamente stanno a significare per i cittadini, che peraltro sono attenti più alle cose concrete che non ai complicati rituali che hanno preceduto il parto del Governo.
Ormai, dopo il passaggio in Parlamento per la fiducia, il Governo sta per diventare operativo a tutti gli effetti.
Staremo a vedere, ricordando che, alla fin fine, il vero e insindacabile giudizio spetta a coloro che esercitano il diritto di voto.
Non si tratta di difendere o di preferire una posizione ideologica all’altra, ma di verificare se i veri interessi dei cittadini tutti siano stati o meno tenuti presenti nella esplicazione del potere legislativo ed esecutivo.
Non è facile, come ognuno intende, con una comunicazione spesso confusa, a volte contraddittoria, ma bisogna imparare a distinguere le posizioni di parte da quelle più obiettive e imparziali.
E’ un obbligo civico più che politico: si tratta di mettere al riparo i nostri interessi, quelli dei nostri discendenti, e innanzitutto quelli del Paese.
Il voto non è solo una espressione di preferenza: è anche una assunzione di responsabilità.
Naturalmente è il parere, finché si vuole soggettivo, di un cittadino qualunque che crede ancora nella costituzionalmente sancita libertà di espressione.
Roberto Sapio