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Opinioni 14:36 | 18/07/2018 - Rimini

"Bisogna riaprire l'antica strada dei santi pellegrini"

Enrico è un nobile pellegrino ungherese del XV secolo. Il suo sogno era raggiungere Roma per testimoniare la sua fede e quella della sua terra convertitasi al cristianesimo. Con i suoi compagni, seguendo la via Romea, giunge a Rimini, caput viarum. L’Emilia, la Romea, la Flaminia hanno nella città di Sigismondo inizio e fine. Enrico è provato e stanco, debilitato da una perniciosa febbre, ma non vuole arrendersi. Sceglie la Flaminia minor, che da Rimini passando per Coriano tocca il santuario di Carbognano, poi la Pedrosa, la Madonna di Bonora, Tavoleto, Urbino, Gubbio e finalmente Assisi per puntare verso la capitale della cristianità. Ma il sogno di Enrico finisce a Passano…

Ora per tutti coloro che pensano di andare a piedi seguendo la Flaminia minor, ora Flaminia conca, il sogno non è neppure ipotizzabile. La strada è rimasta la stessa dei secoli scorsi. Forse non ci sono più i briganti, ma automobilisti che per passare il tempo e la noia giocano con il telefonino. Strade di campagna urbanizzate, sempre più trafficate, sempre più malandate, sempre più pericolose.

Alcuni sindaci volonterosi, in primis Ilvo Polidori, sindaco di Saludecio, la patria del Santo Amato Ronconi, tre volte a Santiago partendo dalla Valconca, hanno provato a muovere le acque chete di una provincia che non c’è più, ma vive ancora. In Italia, il Belpaese, tra un sogno e un progetto esecutivo passano almeno trent’anni. Il mio sogno c’è: è quello del Beato Enrico. Ma a cent’anni sarà dura. Ma i rurali non mollano.

Enrico Santini