Il “Pregate per me” di Papa Francesco è innegabilmente una formula che funziona. Significa annullare la distanza creando un’interscambiabilità di ruoli che genera una fusione naturale tra il Pastore e i suoi fedeli. La ormai celebre battuta del Pontefice “Se uno mi offende la madre gli do un pugno”, che sbeffeggiò l’evangelico “porgi l’altra guancia”, non è stata solo una uscita che ha smascherato un Papa quasi ateo ma ha dato la prova che anche l’assoluzione è interscambiabile. In fin dei conti Papa Francesco non sbaglia mai perché ha abilmente annullato lo spazio tra noi e lui. E si sa’, noi non sbagliamo mai. O comunque ci perdoniamo sempre. E, indipendentemente da analisi prettamente politiche, l’indiscusso merito di questo nuovo governo del cambiamento è stato quello di utilizzare la medesima vincente “formula bergogliana”. Annullare la distanza significa che la loro vittoria è anche quella del popolo, la loro sconfitta è anche quella del popolo. E quel luccicante Tricolore, che il 2 giugno ha navigato in un cielo che concorreva a potenziarne lo splendore, era intriso di una freschezza popolare e di un’italianità livellata. Il punto di vista è cambiato. E quella bandiera italiana, come una colomba discesa dal cielo, non ha celebrato solo la Repubblica Italiana e un nuovo Governo ma ha battezzato una prospettiva neo-risorgimentale. Una nuova “Unità d’Italia” proclamata dal Tricolore che, attraverso un rito iniziatico, dall’alto è sceso per raccoglierci tutti. Per avvicinarci e interscambiarci. E tutti con gli occhi all’insù, sbarrati, patriottici, increduli, ingenui. Quella bandiera ha convogliato gli sguardi dei vincenti, dei perdenti, degli illusi, del nuovo, del vecchio, della rabbia, della gioia. E ci ha costretto a guardarla dall’alto, per poi cadere, su di noi, annullandone la distanza.
Stefania Bozzo
Opinioni
14:51 | 02/03/2018 - Dall'Italia