L’unica spiegazione è che Paolo Savona, lo sfumato ministro dell’Economia innamorato dell’Ulisse di Omero, la lettera al Quirinale l’abbia scritta in esametri dattilici e dialetto ionico con, qui e lì, formali eoliche venature. E tra Mattarella e i sontuosi versi dell’epica ci sia un rapporto talmente timido, che il Presidente della Repubblica abbia rinunciato da sempre a interpretare le istintive e travolgenti passioni omeriche per eccedenza di emozioni. Troppo slancio, troppi eroi. Più che un uomo di vigore è un uomo d’ombra, all’ombra dell’Europa. Se il professor Savona avesse scritto in prosa le sue parole che confermavano i patti sottoscritti dall’Italia all’Ue (euro incluso) ed evidenziavano le sue volontà di volere un’Italia più forte e più equa in un contesto europeo, Mattarella avrebbe inevitabilmente capito che l’avversità antieuropeista che tanto teme aveva smorzato un po’ i toni. Evidentemente la matrice dell’esametro del docente ha portato l’Odisseo del governo italico a fermare il viaggio ancora prima di innalzare le vele. Un Odisseo non navigatore che si allea con i Proci a discapito della sua Itaca. “Per il bene di Itaca”, così ha detto al suo popolo peninsulare. Sarà. Ma questa storia un po’ rovesciata conferma quel triste comun sentire d’impotenza che va al di là delle fazioni politiche; cantando l’inno di un’Odissea del
governo dove l’unico eroe è quel Ciclope dell’Europa, con gli italici intrappolati nella caverna di un’Itaca che non sentono più loro. Una percezione che un Presidente di una repubblica democratica fondata costituzionalmente sulla sovranità popolare non può non considerare, anche se evidentemente ammaliato dal canto delle Sirene d’Oltralpe. Il problema è stato letterario, mica finanziario. Savona ha talmente tanto intimidito Mattarella con i suoi versi che, per uscire da tale “impeachment omerico”, Odisseo più che navigare è rimasto tranquillamente all’ombra del Ciclope.
Stefania Bozzo
Opinioni
17:42 | 14/05/2018 - Dall'Italia