“Bisogna avere il coraggio di dirlo: l’Emilia Romagna è in zona gialla ma così non va. Il timore chiaro, che vivono in particolare sulla pelle medici e personale sanitario, è che il colore giallo venga inteso come uno scampato pericolo, un altro sospiro di sollievo da tirare.
La conferma della zona gialla è un riconoscimento al lavoro straordinario che stanno facendo medici, infermieri, il personale sanitario. Comuni e sindaci sono impegnati 24 ore su 24 nelle unità di crisi, per sostenere e affiancare la nostra sanità, le persone colpite e in difficoltà, ormai in migliaia tra chi è in quarantena e chi ha problemi di lavoro. Lo dico esplicitamente: sono seriamente preoccupato che il codice giallo venga percepito come un messaggio per abbassare la guardia. Un ragionamento distorto e pericoloso. I numeri forniti dalla Direzione generale dell’Ausl Romagna ci dicono invece che stiamo entrando nella fase critica dei posti letto e delle cure, anzi già ci siamo. Su 529 posti letto Covid in Romagna quelli già occupati si avvicinano a cinquecento. Se si supera questa quota cominceranno a saltare le prestazione sanitarie per altri malati e patologie. Fin qui è stato evitato. Ognuno pensi che un famigliare, un amico, un conosciente o chiunque altro domani abbia bisogno di una cura, Covid o non Covid, e potrebbe trovarsi a non averla. Questa è la partita, ora. E’ duro, brutto, impopolare, ma è la verità.
Chiedere comportamenti irresponsabili, di non concentrarsi nelle strade, nelle piazze o in qualunque altro luogo, serve per non far collassare ospedali, per salvaguardare e non per opprimere. Salute e imprese, con maggiori restrizioni, si vedrebbero ancora più chiuse.
C’è un lampante trend di crescita di casi in tutta la Romagna che fanno definire seria la situazione corrente. Deve essere chiaro che bisogna guardare all’evoluzione epidemiologica della regione, della Romagna, del nostro territorio anche nella prospettiva di ulteriori restrizioni.
Sul fronte sanitario stiamo tenendo ma su quello sociale meno. In tutta Italia, provincia di Rimini compresa. Quanto accade anche nelle nostre città durante il fine settimana fa arrabbiare e testimonia chiaramente come sia finito alle ortiche lo spirito comunitario dei mesi primaverili del lockdown. Il Covid non pare più un problema collettivo ma del singolo che viene contagiato o va in ospedale. Non è questione di consigli paternalistici ma di guardare in faccia alla realtà con durezza: se continuano gli assembramenti, se non si usano neanche i più elementari sistemi di protezione individuale, se continueremo a mettere avanti l’io al noi, il sistema sanitario collasserà e il lockdown generale sarebbe lo sbocco certo, aggiungendo al dramma sanitario il baratro economico. Attenzione, il clima è pesante. La pesante incertezza di centinaia di migliaia di imprese, la preoccupazione di milioni di lavoratori per il loro futuro, si mischia a strumentalizzazioni politiche e a infiltrazioni di frange violente. E vere e proprie allucinanti minacce. Ieri, anche a me, come ad altri sindaci della regione, è arrivata la lettera firmata ‘Le nuove Brigate Rosse’ in cui si lanciano folli accuse e ancora più folli promesse di atti violenti verso le nostre comunità. Ho segnalato il fatto all’autorità competente ma il clima è brutto, molto brutto, e confuso. Serve un eccezionale senso di responsabilità in ogni componente della società italiana: Governo e Istituzioni garantendo ossigeno alle imprese in difficoltà e sostenendo in ogni modo gli sforzi della sanità, Comuni e territori spalancando ancora di più le loro porte a chi ne ha bisogno, cittadini con i loro comportamenti rispetti della sicurezza. Solo tutti assieme possiamo evitare di finire nel baratro, paradossalmente nello stesso momento in cui quella del vaccino diventa una realtà concreta e non una semplice speranza”.