"Caro Diario, questo ferragosto è stato un po’ diverso da quelli che mi ricordavo. Non c’è più la massa di persone, non ci sono le spiagge addobbata e gli hotel carichi di festoni. C’è invece la voglia di finirla in fretta, di archiviare questa giornata insieme a tutta la stagione nel minor tempo possibile. La stanchezza della situazione si ripercuote anche nel rapporto con i turisti che comunque, nonostante tutto ancora ci scelgono, ma che percepiscono il cambiamento nella tipica accoglienza romagnola, più nervosa, sbrigativa e meno sorridente.
Oggi sul giornale leggiamo la solita diatriba tra chi si esalta per il tutto esaurito di ferragosto e chi, giustamente, sottolinea che una settimana non fa la stagione. Mi piacerebbe che fosse presa una decisione drastica: non guardare più gli arrivi o le presenze, staccandoci finalmente da questo dato che alla fine non misura realmente niente. Capisco che tutta la corte di prezzolati dovrebbe fare un’opera che va contro la loro stessa natura, cioè raccontare la verità, ma il problema è che ormai la realtà è innegabile e non è piegabile alla narrazione del va tutto bene, noi siamo la città della Dolce Vita e siamo, come Roma, eterni.
La verità è che siamo come il Panda Rosso, una specie in via di estinzione, perché non siamo stati capaci di interpretare tutti quei segnali che ci avvisavano della fine.
Oggi ci ritroviamo con un’offerta alberghiera decisamente spaccata in due: chi ha una quantità di camere adeguata e dei servizi a livello internazionale contro chi ha perso il treno ed è fuori da questo mercato. In mezzo ci sono le macerie di quelli che hanno chiuso e lasciato marcire gli immobili. Mentre per le strutture chiuse e decadenti è ormai chiara la necessità del cambio di destinazione d’uso, per tutte le attività ancora attive e che non riescono a stare su questo mercato serve una decisa programmazione e un percorso chiaro.
Se il costo maggiore è la cucina, bisogna cercare di agevolare la chiusura della ristorazione interna creando alternative facilmente fruibili e qualitativamente accettabile.
Sarebbe interessante mutuare il concetto di “hotel diffuso” e adattarlo alle nostre esigenze. Coordinare l’offerta dei piccoli hotel che hanno ancora una loro dignità, slegandoli dalle cucine e organizzando una gestione paesana dell’accoglienza, con la colazione nei bar e i pranzi e le cene nei ristoranti. Tutto già pagato in fase di prenotazione, con la possibilità di mangiare ogni volta in un posto differente. La tecnologia per gestire questa situazione è ormai consolidata mentre quello che è richiesto è la mentalità per trasformare le nostre frazioni in qualcosa che non sia la Rimini delle masse, ma la genuina esperienza di chi vive il mare 365 giorni l’anno. Nel mezzo di questa ristrutturazione turistica deve necessariamente entrarci anche il prezzo di accesso alla nostra offerta, che ha l’obbligo di crescere per sostenere le imprese e gli investimenti. L’assurdità oggi è che una cena in un ristorante costa poco meno che una notte in hotel a pensione completa. Questo perché la ristorazione si è adeguata al proprio mercato mentre gli hotel abbassano il loro prezzo per riempire la struttura. Da non sottovalutare l’impatto che hanno tutte quelle gestioni grigie o illegali sulla questione prezzi ed è lampante la necessità di intervenire sulla questione delle stelle e del merito alberghiero.
Capisco, Caro Diario, che sia necessario uno sforzo enorme e che questa rottura con gli schemi non deve venire solo dai nostri governanti, ma soprattutto dagli attori economici che vivono nei nostri territori. I governanti hanno solo, a mio avviso, il dovere di smettere di mentire, smettere di raccontare che va tutto bene e che la città tiene. Se il primo passo di impegno e onestà viene da chi amministra a vario livello questa città esiste la possibilità di intraprendere un percorso, che non è necessariamente quello descritto sopra, che possa dare una prospettiva di futuro a questa città. Altrimenti resteranno loro a raccontare le loro bugie e noi ad in*****ci perché non ci crediamo".
Stefano Benaglia