Lo “Sposalizio della Vergine” (1504) è uno dei quadri più famosi del giovane Raffaello. Si trova nella Pinacoteca di Brera di Milano, ma da dicembre una copia in High Tech della celebre pala d’ altare è tornata alla Chiesa di San Francesco a Città di Castello, nella sua sede originaria. È curioso come nello “Sposalizio della Vergine” il matrimonio tra Maria e San Giuseppe abbia un’ importanza relativa. Il protagonista in realtà è il tempio posizionato alle loro spalle. Una struttura architettonica imponente, da un’ idea di Bramante, che di fatto è il centro di tutta la composizione. Sembra il fulcro rotante, l’ immagine è apparentemente ferma ma potrebbe girare in un attimo attorno a quell’ unico punto stabile che muove le fila di tutto. E poi c’ è una porta, piccola, in trasparenza, che non ci rimanda ad uno spazio chiuso ma ad un paesaggio lontano e limpido. Metaforicamente tale architettura è il simbolo della Chiesa, che diventa anche simbolo della limpidezza del Cielo. Gli uomini rappresentano il punto di passaggio, rimangono in secondo piano. Certo, qui si tocca il divino, ma è un po’ quello che dovrebbe succedere toccando il civile. L’ Istituzione dovrebbe essere il fulcro rotante, gli uomini di Stato il punto di passaggio per un fine ultimo. Ma tra giochi di potere, rimpasti, crisi di Governo sembra che tutti vogliano rubare la scena a qualcosa di più importante di loro. Il bene comune di tutti i cittadini, che l’ Istituzione dovrebbe tenere stabile e in primo piano. Invece se ne sta lì, piccolo e in trasparenza, con un’ importanza relativa. Sembra che giri sempre tutto intorno alla solita poltrona. Il fulcro rotante della scena politica, anche nella situazione drammatica di questi tempi . Nello “Sposalizio della Vergine “ perfino la madre di Dio è stata messa in secondo piano. Ci vorrebbe proprio la mano di Raffaello per rimettere al loro posto gli uomini.
Stefania Bozzo