"Caro Diario, oggi ti porto nel tour guidato della Spoon River turistica Riminese, solo zona Nord perché se parlo della zona sud poi i quattro amici del comitato sud se ne risentono. Come nel libro di E.L. Masters le lapidi del turismo raccontano l’epoca che fu e si ergono ad eterna memoria dell’epoca leggendaria della nostra riviera.
Partiamo dallo scheletro incompiuto che si solleva su quello che fu il terreno di due storici hotel della zona, la Gemma di Mare e il Rolex e che da 20 anni è il monumento alle opere incompiute che ti accoglie nel paesaggio viserbellese. Di fronte, un pezzo di spiaggia recintata ospitava il mitico bar Rosa, demolito perché di “mitico” c’era sia l’abuso edilizio che le gestioni “discutibili”.
Se dal monumento agli incompiuti passeggiamo verso Bellaria, superato il fu hotel Boomerang, possiamo incontrare la vecchia sala giochi, oggi semplice capannone di 100mq con tanto di eternit sul tetto e ancora più in la il ristorante La Cambusa, chiuso dopo essere stato una pizzeria, poi sushi, poi ristorante “fusion” infine nuovamente pizzeria. Subito dietro troviamo l’hotel Camay, storica pensione a conduzione familiare fino ai primi anni 2000, poi diventata con il tempo casa di tolleranza e oggi hotel per migranti.
Se invece di andare verso Bellaria ci dirigiamo verso il centro città possiamo trovare subito l’hotel Bonaria, salito agli onori della cronaca in questi giorni per un post poco lusinghiero sulla qualità della nuova gestione. Camminando verso Rimini, passeggiando tra qualche attività gestita da viserbellesi che ancora stoicamente resistono in mezzo a kebab & bazar, superati altri tre hotel chiusi da anni, siamo assaliti dalle domande: ma che fine hanno fatto le piadinerie a Viserbella? E i negozi di frutta e verdura? Ma la posta senza postamat quanto starà aperta ancora? E solo un bancomat per 3 km? E poi: se i piccoli alberghi chiudono la cucina e fanno solo B&B, abbiamo abbastanza posti a sedere nei ristoranti?
La cronaca finisce volutamente qui Caro Diario, perché la nostra passeggiata riguarda solo il lungomare e ho preferito evitare di raccontare l’ecatombe che ha coinvolto tutte le realtà che sono ed erano in terza e quarta linea. Per l’ex camping Carloni una menzione speciale: ospitava fino a 1000 persone al giorno che alimentavano le attività economiche locali. La sua chiusura ha coinciso drammaticamente con l’accelerazione del degrado locale. Dopo anni di incertezza oggi potrebbe essere un luogo di rinascita sociale e turistico dalle potenzialità enormi.
Caro Diario, lo chiedo a te perché io non so darmi una risposta: che ruolo abbiamo in tutto questo? La politica ha la capacità e la volontà di intervenire o ci dobbiamo rassegnare ad essere solo i custodi del cimitero?"
Stefano Benaglia