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Opinioni 15:45 | 19/08/2024 - Rimini

Lettera aperta alla Romagna: una stagione stagnante fatta di luci e ombre

"Che questa sia una stagione stagnante per il turismo romagnolo non è un segreto. I titoli sensazionalistici – sia positivi come "tutto esaurito", sia negativi come "disfatta del turismo" – non servono a farci comprendere appieno il problema reale.

Nessuna delle due prospettive è del tutto corretta, ma una cosa è certa, è una stagione difficile, come temevamo sarebbe stata.

I dati dei primi 15 giorni di agosto sono particolarmente significativi. Mi riferisco alle vendite effettuate, non ai soggiorni consumati.
I numeri sono praticamente in linea con il 2023, ci sono variazioni minime, impercettibili.
Tuttavia non dimentichiamo che nella stagione 2023, in questo periodo, le camere libere erano inesistenti, oggi – al contrario - in tutta la Romagna c'è molta, troppa disponibilità e nonostante questo non stiamo vendendo come dovremmo e come vorremmo.
Quindi, sebbene i volumi di vendita siano simili a quelli del 2023, la situazione non è affatto positiva, anzi pensando che siamo in pieno agosto è decisamente negativa.
 
Guardando ai dati complessivi, dal 1° gennaio al 15 agosto 2024, notiamo una crescita della domanda del +2,4%, a fronte di un aumento dei ricavi del +12,5%.
Questo significa che la crescita delle vendite è dovuta soprattutto all’aumento, talvolta eccessivo, delle tariffe, che ha portato a una minore richiesta e a una ridotta occupazione.

Tutto questo accade in confronto ad un 2023 dove la Romagna ha subito una devastante alluvione, che ha bloccato prenotazioni e richieste dal 15 maggio al 20 giugno, causando danni economici, sociali e materiali ancora incalcolabili.

Per cui, da questo punto di vista quel +2,4% di richieste equivale praticamente ad un -10% in quanto nel 2023, per oltre un mese, tutto si è completamente fermato.

Il problema principale è che l’imprenditoria turistica romagnola tende a dare la colpa di questa situazione a fattori esterni e incontrollabili: il caro vita, l'inflazione, la mucillagine, la concorrenza estera, le leggi sfavorevoli, e la difficoltà nel trovare e trattenere collaboratori.

Tutte cose sicuramente vere, allo stesso tempo però rimangono comunque fattori comuni a tutta Italia e non solo alla nostra Romagna.
 
In pochi chilometri di costa la Romagna conta circa 1.500 hotel, è considerato il distretto turistico più grande d’Italia e d’Europa.
Ora è chiaro che in una stagione così difficile non tutte le strutture vanno male, ma è anche vero che non tutte vanno bene.
L’unico elemento comune è il contesto in cui operano, che in piccola parte può variare da provincia a provincia e anche da comune a comune, ma siamo pur sempre in un contesto uguale per tutti, (la mucillagine non fa sconti a nessuno), dove ciò che fa realmente la differenza è l'imprenditore che guida e traccia la strada.

Non è il contesto a fare la differenza, ma le persone. Il contesto è uguale per tutti, ma chi lo affronta con forza e tenacia riesce a ottenere il massimo, spesso anche oltre le aspettative. Eppure, queste persone sono sempre meno.

Allora, dove sta il problema? Se questo concetto è semplice da comprendere, perché ci si lamenta incessantemente quando una stagione, come quella in corso, è difficile e poco gratificante?

Il malcontento generale è alimentato dai dati macroeconomici negativi. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che questi dati riflettono una massa di strutture che hanno un sito web vecchio di 8-9 anni, che non ha mai attivato una campagna Google Ads e che utilizza i social media solo per gli auguri di Natale, Pasqua e Pasqua, per followers che non li leggeranno mai.
Queste sono strutture che, con tutta probabilità, sono uscite dal mercato almeno un decennio fa.

In questo contesto, parlare di crisi è privo di senso. Se prendessimo in considerazione solo l’élite degli albergatori e le cose andassero male, allora potremmo parlare di crisi. Ma se guardiamo alla massa di strutture con un marketing inesistente e fuori mercato, non si tratta di crisi, ma di una realtà inevitabile.

Oggi il turismo è un lavoro serio, competitivo e complesso. Gli anni '70, in cui bastava un vecchio materasso per affittarlo al turista tedesco, sono finiti. Oggi, in Romagna, la sfida è arrivata ad un livello superiore e non ammette ombre nella gestione e nella qualità delle strutture.

Competere nel mercato odierno significa fare cose nuove e farle meglio degli altri.
Il paradosso è che il pubblico ha fatto la sua parte: a Rimini, per esempio, il centro storico è stato completamente rinnovato, il lungomare è diventato un esempio virtuoso a livello mondiale e presto sorgerà un parcheggio sotterraneo in Piazza Marvelli con quasi 400 posti.
Tantissime cose sono state fatte, e tante altre mancano da troppo tempo, ma siamo al paradosso in cui il pubblico ha fatto la sua parte, mentre il privato non ha seguito il trend.

Ogni imprenditore ha il dovere di sfruttare i cambiamenti e moltiplicare il valore all’interno della propria azienda, che sia un hotel, un ristorante, una spiaggia, un bar o un piccolo chiosco.

Solo in questo modo possiamo smettere di parlare di crisi e affrontare a testa alta tutto ciò che – inevitabilmente dobbiamo fronteggiare ogni anno – che sia la maledetta mucillagine, la crisi energetica, l’inflazione o tutte queste cose assieme.

Rimini, Riccione, Cattolica e tutta la Romagna sono e rimarranno sempre un brand forte nella testa e nel cuore dei milioni di turisti che ogni anno calcano le nostre spiagge ma questo non deve assolutamente farci dormire sonni tranquilli, al contrario dovremmo svegliarci al mattino e affrontare la giornata come se questo non esistesse con la consapevolezza di dover comunque ottenere certi risultati.

Così facendo e utilizzando questo duro ma corretto approccio, sarà allora che il brand Romagna correrà in nostro soccorso ricordandoci, ancora una volta, che siamo e saremo sempre il punto di riferimento per il turismo Italiano.

La Romagna non sta vivendo una stagione d’oro – questo è chiaro - ma non è colpa della destinazione. La responsabilità è dei singoli, nel modo in cui decidono o non decidono di affrontare un contesto che, ripeto è maledettamente uguale per tutti.

Pensiamo al 2025: possiamo solo migliorare".

Marco Baroni