Beast, lo sconosciuto personaggio che ha appeso a Milano il fotomontaggio di Salvini come Adolf Hitler, è un artista di strada vecchio, già passato, che non gode di una contemporanea modernità. E’ un artista novecentesco, se vogliamo definirlo “artista”. Le provocazioni sono una delle espressioni dell’arte che il ‘900 ha battezzato con il futurismo, una rottura degli schemi che è proseguita per buona parte del secolo con la forte necessità di scuotere per far reagire. Nessuna profonda spiritualizzazione ma un’ambiguità del linguaggio; un’arte applicata che dava libero sfogo a quel trasgredire che si può definire ormai superato.
Oggi il vero Salvini è più trasgressivo del suo alter-ego nazista. L’arte di non provocare con l’arte è più arte di quell’arte apparsa in via Palermo. Ed in base a questa logica contorta, ma attuale, una foto col pollice alzato del Ministro dell’Interno nel suo profilo social è più artistica di un poster che nel voler raggiungere l’apice dell’istigazione sigilla una banalità creativa d’altri tempi. Il simbolo della Lega al posto della svastica e la scritta “Hitching a ride”, intesa come farsi un giro con una giacca nuova, sono i simboli di un non- messaggio che di occulto mantiene un noioso non senso. E tale non-provocazione senza capo né coda, che s’impossessa di un tempo non suo, ha acquisito un’essenza artistica nella sua rimozione (in quanto poteva tranquillamente rimanere dov’era). La vera opera è stata rimuovere l’opera. Artisti: “Le Forze dell’Ordine”. E se qualcuno avesse avuto la geniale intuizione di filmare le loro gesta avremmo anche potuto fruire di un emozionale video installazione. Titolo dell’opera: “La Provocazione”.
Stefania Bozzo
Opinioni
17:42 | 14/05/2018 - Dall'Italia