L’invito era a casa mia per la Festa del Borgo. Aveva accettato con la solita cortesia. Non ricordo quando e come c’eravamo conosciuti, ma il ragazzo di Cupra Marittima, laureato in Giurisprudenza a Macerata, innamorato di Rimini, mi era piaciuto un gran bel po’. Sarà che ho una naturale simpatia per i marchigiani, tolto quel komunista di Pietroneno Capitani, sarà che sono esattamente il contrario di noi sboroni romagnoli, ma “meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta” non mi è mai piaciuta. Se Urbino rimane la mia città ideale, sono di casa a Jesi dove si mangia e soprattutto si beve meglio.
Ma tolte le divagazioni sentimental-culinarie, quello che voglio dire è che se il Centrodestra sogna Oreste Capocasa significa che la strada intrapresa è quella buona, che si fa sul serio e non si arriva con i manifesti affissi per cambiare il cavallo zoppo. Non è soltanto il nome importante dell’ex Questore che conforta, ma si avverte un’aria nuova: immaginare una Federazione del Centrodestra riminese non può essere un’utopia, ma la condizione necessaria per vincere. Il tempo c’è, gli uomini pure, le donne anche. Una squadra coesa, forte, determinata, capace per una Rimini che uscirà purtroppo devastata da una tragedia umanitaria ed economica come quella del dopo Covid.
Penso che le elezioni non saranno a maggio, ma verosimilmente a settembre. L’importante a Destra e a Sinistra è far vincere Rimini.
Rurali sempre
Enrico Santini