Se la politica è un po’ Walt Disney, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è trasformato repentinamente da Paperino a Topolino. Il tempo di un Mojito al Papeete e il fumetto si è improvvisamente intercambiato. Siamo passati dall’Italia di Paperopoli all’Italia di Topolinia; da un’impronta politica varia e popolare a quella di un Conte Topolino medio borghese. L’individualismo confusionario di Conte Paperino sembrava attuato per sopravvivere ai colpi degli altri paperi. Un uomo medio, di grandi aspirazioni, simpatico e piacevolmente opportunista, un po’ sfortunato quando sbeffeggiato come burattino di Salvini e Di Maio, ma tutto sommato romanticamente attaccato alla sua Paperopoli.
Ma ad oggi il fumetto è un altro. Topolino Conte, sotto i panni di un tranquillo borghese, è in realtà un agente segreto che protegge con astuzia e intelligenza il gruppo di cui condivide i valori: l’Europa. Quindi l’Europa è Topolinia. Nel mondo di Paperino c’era spazio per l’opposizione e tutto era in discussione, nel mondo di Topolino esiste
l’idealizzazione del bene, sappiamo già come andrà a finire. E visti lo spread e i mercati assaporiamo già il lieto fine. Il Presidente del Consiglio ha perso quell’aurea tipicamente italiana di chi fa propria l’arte di arrangiarsi per vestire i panni di uno scaltro eroe politico. E ci ha cambiato il fumetto tra le mani, abilmente, senza possibilità di scelta. Ci ha anche fatto capire a chiare lettere che Paperopoli è in realtà un irrilevante distretto di Topolinia e che noi siamo solo degli sfortunati paperini obbligati a leggere le fumettistiche imprese di una Europa che vince sempre.
Stefania Bozzo