Probabilmente è un’anomalia genetica a rendere così bella Tira, un cucciolo di zebra dal manto nero con straordinari pois bianchi. La diversità della sua bellezza occupa uno spazio gremito di occhi che vogliono cogliere i contorni circolari delle sue chiazze chiare. In massa sono accorsi nella riserva del Masai Mara in Kenya, dopo che pochi giorni fa la guida turistica e fotografo Antony Tira ha scattato alcune foto del cucciolo, che poi verrà battezzato con il suo nome. I biologi attribuiscono il suo unico manto ad un problema di melatonina; una disfunzione che avrebbe influenzato la pigmentazione del pelo. Quell’ “errore” della natura permette a Tira di occupare pesantemente lo spazio dell’attenzione mondiale, come se i suoi dolci puntini scoordinati fossero un sistema di identificazione per qualcos’altro. Le striature bianche e nere delle zebre, secondo gli studiosi, tra le altre funzioni hanno lo scopo di riconoscersi tra individui della stessa specie, un sistema di identificazione per loro. Mentre il piccolo cucciolo a pois sembra essere nato per diventare un punto catalizzatore sulla problematica che affligge il suo gruppo: la vulnerabilità. La zebra reale infatti è minacciata dalla piaga dell’estinzione, basti pensare che la popolazione
ha subito una riduzione dell’80% negli ultimi 30 anni e che le principali minacce sono dovute al bracconaggio e alla riduzione degli habitat idonei. E Tira è apparso per mettere i puntini sulle “i”, plasma quello che potrebbe essere un segnale di attenzione e pericolo rivolgendosi a noi. Come se la natura avesse voluto scuotere le coscienze palesando il diverso. Quello lo vediamo, salto subito all’occhio. L’eccezionalità di quei puntini deve portare a riflettere quanto sarebbe drammatico arrivare alla eccezionalità delle striature bianche e nere.
Stefania Bozzo