“Chagall: sogno e magia” è un titolo che ti blocca, ti fa addormentare, ti annoia solo a guardarlo. Per andare a vedere la mostra sull’artista, a Palazzo Albergati di Bologna fino al 1 marzo 2020, devi per forza saltare la titolatura. E’ l’accostamento con magia che butta tutto in caciara. Anche “Chagall: sogno e mucche rosse” sarebbe stato più intrigante. Perché uno dovrebbe andare a vedere una mostra intitolata “sogno e magia”? Ma se parte, tralasciando l’intro, allora è perduto; vola insieme a Chagall e alle sue mucche rosse. Il pittore, nato a Vitebsk in Russia nel 1887 e morto in Francia nel 1985, si è visto passare accanto Futurismo, Cubismo, Surrealismo, Metafisica, Realismo, Astrattismo, Informale, Pop Art; ma è riuscito a planare sopra tali correnti artistiche senza mai toccarle veramente, ancorandosi ai ricordi che ha tramutato in sogni. Dipinge asini, fidanzati, mucche rosse, chiese, spose volanti, galli, clown, slitte sui tetti, contadine con la testa per aria; confinando tutto in quello spazio dell’arte che si può ammirare soltanto con uno sguardo incantato. La fluidità degli elementi matura una forma artistica di riconoscibile identità che ruota intorno alla memoria dell’artista. Quella di Chagall é legata voracemente alla sua origine ebraico russa. Ma a partire dal 1910, l’anno del suo trasferimento a Parigi, essa si appoggia alla cultura occidentale. La Francia diventa quello spazio dell’arte che gli fa ammirare l’origine grazie ad uno sguardo lontano, tutto rivolto verso la sua terra. Come se i ricordi, per poter fluttuare, dovessero stanziare in altri mondi. Anche i colori risentono il peso del sogno che li distanzia dai contorni, espandendoli sulla tela. Non ci è concesso entrare, ma siamo in qualche modo obbligati a stupirci da tale trasfigurazione. Trasfigurazione che non può essere frazionata, segue la corrente, l’incanto. La mostra “Chagall: sogno e magia”, che comprende 160 opere dell’artista, è invece divisa in 5 sezioni in cui sono raggruppati i temi cari del pittore: la tradizione russa e la sua infanzia, il senso del sacro, l’interesse per la natura, il mondo del circo e l’amore per la sua amata moglie Bella. Forse la magia che intendono i curatori dell’esposizione è proprio questa, dare ordine ai sogni. Il sogno è di Chagall, la magia è loro.
Stefania Bozzo