Il genio di Fellini descriveva il grande Totò come colui che “incarnava una contestazione totale” e riconosceva in lui, dilatati al massimo, “la storia e i caratteri degli italiani: la nostra fame, la nostra miseria, l’ignoranza, il qualunquismo, la rassegnazione, la sfiducia, la viltà di Pulcinella”. E in un certo senso è quello che Checco Zalone, nelle sale cinematografiche con il suo “Tolo Tolo”, tenta di incarnare. Il film, che sta raggiungendo incassi record, dilata e aggiunge; in un certo senso straborda. E’ affamato di sketch, verità, battute, ricostruzioni, attenzioni. A volte il filo conduttore della storia si perde per strada, ma sei talmente dentro alla pienezza della pellicola che stordito ti dilati dalle risate. Le aggiunte del film non danno allo spettatore lo spazio di aggiungere niente, perché, che se ne voglia dire, a fine proiezione sei sazio. “Tolo Tolo” è un pasto completo; magari non riesci ad apprezzare tutte le portate, ma senza dubbio torni a casa con la pancia piena. E Luca Medici, in arte Checco Zalone, con gli ingredienti che aveva si è dimostrato
ancora una volta geniale. Gli ha mischiati e ci ha servito un intrattenimento nuovo sull’onda della seria problematica africana; mentre ti dilati lui ti punzecchia per farti sgonfiare. Diciamo che ti serve anche l’amaro. Ad oggi Zalone riesce come nessuno a descrivere in caricatura la viltà di Pulcinella, che caratterizza la storia e i caratteri degli italiani. Certo Tolo non sarà mai Totò, ma senza dubbio si dilata al massimo.
Stefania Bozzo