“Nell’edizione di domenica scorsa il quotidiano Sole 24 ore ricorda come manchino poche settimane alla fase sperimentale in sette Regioni italiane del Codice identificativo nazionale (CIN) dedicato alle strutture ricettive e locazioni brevi, introdotto per agevolare i controlli da parte delle Agenzie delle Entrate e conseguentemente il recupero dell’evasione dell’imposta di soggiorno. Al momento tra le Regioni coinvolte non c’è l’Emilia-Romagna, dove la fase sperimentale sarà comunque attivata a breve, in previsione della piena entrata a regime del provvedimento e che prevede sanzioni fino ad ottomila euro per chi non si dota di codice. Come detto l’obiettivo è ambizioso e cioè quello di arrivare ad una maggiore emersione dell’abusivismo e dunque ad un riequilibrio del mercato delle locazioni a fine turistico, dando all’Agenzia delle Entrate modo di effettuare controlli mirati ed efficaci. Un monitoraggio a cui l’Amministrazione già contribuisce attraverso le segnalazioni qualificate all’Agenzia, che anche lo scorso anno ha permesso di portare alla luce diverse irregolarità e con un’attività amministrativa che ha permesso di censire ad oggi nel comune di Rimini un migliaio di appartamenti chiamati a versare l’imposta di soggiorno. E’ però evidente che il solo Cin non sarà risolutivo rispetto ad un fenomeno come quello degli affitti brevi che se non governato e accompagnato può avere ricadute pesanti sia sotto il profilo dell’equilibrio e della qualità dell’offerta ricettiva, sia per quanto riguarda l’alterazione del mercato degli affitti, che oggi rappresenta una delle questioni che maggiormente pesano sulla vita delle comunità, in particolare nelle città a forte vocazione turistica e universitaria. Bene dunque il Codice identificativo, ma per affrontare il tema el dilagare delle locazioni brevi serve un vero riordino della materia, partendo dallo sviluppo di una legge regionale che deve essere tra le priorità del prossimo mandato amministrativo, così come di una riforma organica a livello nazionale”.