I coordinatori provinciali di Italia Viva Bellucci e Fabbrani entrano nel dibattito sulla ripartenza scolastica a settembre: “Mancano meno di 2 mesi alla riapertura delle scuole e la confusione regna sovrana. I nostri insegnanti, i presidi, il personale scolastico e le istituzioni locali ce la stanno mettendo tutta ma le difficoltà sono notevoli. Mancano 250.000 supplenze a livello nazionale e in molti casi gli spazi per il distanziamento sociale. I banchi monoposto non arriveranno mai in tempo perché il numero richiesto in un mese è la produzione di 5 anni – dicono – e non sono stati utilizzati i mesi di chiusura per fare i lavori nelle scuole come avevamo chiesto a gran voce. Dobbiamo sbrigarci le lancette dell’orologio corrono”.
E nonostante il periodo difficile è partito un dibattito surreale sulle scuole partitarie. “Lo stanziamento di ulteriori 300 milioni di euro che si sommano ai 150 già stanziati risponde all’esigenza di sostenere una fetta importante dell’educazione del nostro Paese, in Italia sono più di 800 mila gli studenti iscritti alle scuole paritarie – sottolineano – senza questo sostegno approvato dai nostri parlamentari, questi istituti avrebbero chiuso i battenti, provocando un riversamento di giovani nelle scuole pubbliche ed aggravando ulteriormente una situazione già complessa”. Quindi “Lasciamo da parte l’ideologia: oltre a garantire la libertà di scelta educativa alle famiglie, le scuole paritarie svolgono a tutti gli effetti un servizio pubblico essenziale per il Paese. Sul nostro territorio - continuano Bellucci e Fabbrani - per la fascia 0-6 anni le scuole paritarie sono essenziali. Riescono infatti ad offrire il 50% dei servizi scolastici della città, con progetti educativi e programmi che permettono ai Comuni e allo Stato, che altrimenti dovrebbe istituire altre materne pubbliche, un risparmio di circa 7 mila euro a bambino ad anno scolastico. Invece di parlare per slogan, in una situazione così complessa e articolata, si entri nel merito dei problemi della scuola, di tutta la scuola, sia paritaria che pubblica. Si deve parlare di edilizia scolastica, digitalizzazione dell’insegnamento e formazione degli insegnanti, sostegno ed inclusione delle diversità come era stato fatto con La Buona Scuola nel 2015 – concludono – bisogna riportare il dibattito nel campo della serietà, per ricucire le diseguaglianze e lavorare al futuro del Paese. Senza nascondersi dietro battute populiste che scuotono gli animi e non risolvono problemi, limitandosi a soffiare su diseguaglianze e risentimento”.