“L’impressione è che Filippo Sacchetti, segretario del Pd riminese, sia sull’orlo di una potente crisi di nervi. L’aria in casa Pd deve essere pesante. Soprattutto nella cerchia di Andrea Gnassi. Peccato, Sacchetti avrebbe potuto uscirne da politico di livello, leggiamo, al contrario, sue dichiarazioni scomposte e poco sorvegliate sull’esito elettorale tanto da perdere perfino l’uso corretto della grammatica italiana”.
Gilberto Giani, segretario della Lega di Rimini, replica al segretario del Pd.
“Sacchetti se la prende anche con la legge elettorale, il ‘rosatellum’, che porta il nome di un suo ex compagno di partito, Ettore Rosato, che nel 2017 fu il relatore della legge che la istituì. A suo dire, infatti, il ‘rosatellum’ non darebbe la possibilità di scegliere il candidato. Ma non è vero all’uninominale dove l’elettore può scegliere quale candidato votare. Nel riminese la scelta è stata fatta, netta e precisa: Gnassi è stato bocciato e Morrone promosso. E in modo eclatante. La rabbia e il rancore non sono buoni consiglieri, Sacchetti avrebbe fatto meglio a riflettere, ma forse qualcuno l’ha spinto a esporsi fino a rasentare il ridicolo. Il segretario Pd, infatti, cerca giustificazioni adducendo la differenza fra voto nazionale e locale. A suo dire, il Pd avrebbe più appeal sull’elettorato quando si tratta di scegliere gli amministratori locali, mentre a livello nazionale conterebbero altre logiche. Anche in questo caso, Sacchetti non la racconta giusta. In Romagna il Pd può contare su una rete consolidata di potere assoluto costruita nei decenni, un sistema che continua a garantire consensi ma a patto di scendere a compromessi o usare espedienti, come nascondere il simbolo Pd, presentare candidati che si dichiarano estranei alla nomenklatura del partito o comporre alleanze innaturali che uniscono tutto e il suo contrario. A livello nazionale, invece, le crepe si vedono, eccome. E se il Pd, pur bocciato per anni dagli elettori, è riuscito a governare ugualmente non è stato per capacità dei suoi esponenti ma solo grazie a giochi di potere. Ieri gli elettori hanno mandato un messaggio forte e chiaro al PD, partito delle ‘poltrone’ per definizione. Forse Sacchetti e altri piddini di vertice dovrebbero avere l’umiltà di ascoltarlo”.