Cronaca 12:04 | 12/04/2025 - Riccione

Cento candeline per Emilia Palazzi: una vita segnata dall’amore per la famiglia e dell’impegno instancabile per il lavoro

Un traguardo straordinario per una vita dedicata all’amore per la numerosa famiglia e per il lavoro. Emilia Palazzi, riccionese classe 1925, ha spento il 21 marzo scorso 100 candeline. A festeggiarla alcuni giorni fa c’erano la sua famiglia e i suoi cinque figli: Marisa, Graziella, Federico, Sara e Davide. L’assessora ai Servizi sociali del Comune di Riccione, Marina Zoffoli, ha portato a Emilia gli auguri della città.

Alla mamma Emilia i figli hanno dedicato un piccolo libretto dove viene raccontata la sua storia e raccolti i suoi ricordi. Emilia è nata il 21 marzo del 1925 a San Clemente. Cresce in una casa “fredda e diroccata” e per giocattoli ha delle bambole di stracci che si costruiva da sola con pazienza. Nel 1931 la famiglia si trasferisce a Misano in località Scacciano e nel 1936 si trasferiscono in un altro podere vicino al convento Rio Agina dove Emilia lavora la terra insieme al padre. Nel 1945 la famiglia si trasferisce a Riccione perché il podere, così come altri in zona, viene usato dagli americani come campo di aviazione. Emilia si trasferisce a Riccione e lavora al Grand Hotel che in quel periodo è sede del comando delle truppe alleate. Nel dopoguerra Emilia lavora per alcune piccole pensioni di Riccione e per alcuni anni si trasferisce a Roma dove lavora come governante. Torna a Riccione e nel 1956 sposa Andrea Tamagnini. Hanno cinque figli, tre femmine e due maschi. I primi anni di matrimonio vivono in un appartamento vicino alla stazione; l’affitto è di 80 mila lire all’anno. Poco dopo si trasferiscono nel quartiere Fontanelle in una casa in cui il bagno è all’esterno.Con tanti sacrifici e duro lavoro riescono ad acquistare un lotto nella zona del Villaggio Papini dove nel 1961 riescono a costruirsi una casa. “In questa casa ho passato il resto della mia vita tra gioie e dolori ma con la consapevolezza di aver fatto tutto per mio marito e i miei figli”. 

 

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