Movida sicura, attraverso responsabilizzazione dei singoli, informazione e prevenzione, rispetto delle regole e controlli. Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e Upi (Unione Province italiane) Emilia-Romagna hanno condiviso con la Regione Emilia-Romagna un documento che raccoglie in sintesi le misure e gli strumenti a disposizione dei Comuni per consentite uno svolgimento sicuro della socialità in tempo di Covid, nel tempo libero e nei luoghi di ritrovo delle città. A partire dalla gestione delle attività di somministrazione e consumo sul posto di bevande e alimenti senza assembramenti o comportamenti contrari alle regole di distanziamento e protezione da rispettare per evitare il rischio di diffusione del contagio.
Il vademecum è stato messo a punto dopo l’incontro dei giorni scorsi voluto dalla Regione con tutti i sindaci dei Comuni capoluogo e i presidenti delle Province, nel quale era stata fatta una ricognizione delle misure che le amministrazioni comunali avevano già iniziato ad attuare e si era deciso di definire insieme ad Anci e Upi regionali il coordinamento e il quadro delle azioni possibili.
In premessa, il documento chiarisce da un lato come occorra sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che sono i comportamenti singoli il migliore strumento di tutela individuale e pubblica. Dall’altro, l’applicazione puntuale dei protocolli regionali rappresenta lo strumento per evitare assembramenti fuori e dentro le attività, comprese quelle riferibili alla cosiddetta movida.
Vengono dunque richiamati i provvedimenti più importanti previsti all’interno del Protocollo regionale per la riapertura dopo la fase di lockdown degli esercizi di somministrazione alimenti e bevande e attività da asporto e consumo sul posto dopo.
Poi una parte dedicata al personale a cui ricorrere per la comunicazione, prevenzione, vigilanza e presidio, sottolineando come “controllo e prevenzione” siano la regola generale.
In primo luogo, il ruolo delle Polizie locali, che insieme alle forze di polizia dello Stato presidiano le aree dove possano manifestarsi problematiche dovute all’assembramento di persone. Nel documento si ricorda poi come i Comuni possano coinvolgere le associazioni per garantire una presenza di volontari utile a prevenire e dissuadere comportamenti potenzialmente pericolosi. Oltre al ricorso, subordinato all’adozione di un’apposita direttiva regionale, a figure come gli Street tutor, anche in questo caso con funzioni di prevenzione dei rischi, rassicurazione degli utenti e mediazione dei conflitti, con ruolo diverso ma complementare alle Polizie locali.
Così come possono essere utili gli assistenti civici, che si configurano come una presenza amica, colloquiante, rassicurante ed eventualmente con funzione di deterrenza, sebbene non possa essere attribuita loro alcuna azione di intervento diretto con operazioni impositive e/o repressive (le relative norme, però, ovvero una Ordinanza del capo Dipartimento Protezione civile, sono in via di definizione).
Infine, l’adozione di misure più restrittive. Il rispetto dei protocolli regionali viene ritenuto sufficiente a garantire la sicurezza contro nuovi contagi, ma lì dove necessario è comunque possibile attraverso ordinanze dei sindaci introdurre ulteriori misure di contenimento, anche relative a specifiche aree o differenti tipologie di esercizi. E quindi:
- limiti agli orari di vendita e/o consumo di prodotti alcolici;
- il consumo consentito solo nelle aree di pertinenza del locale;
- la delimitazione delle aree esterne ai locali stessi;
- obbligo mascherine più esteso di quanto non disposto dai protocolli;
- agevolazioni per l’occupazione di spazi pubblici nelle prossimità dell’esercizio.