Questa mattina resi noti i dati di monitoraggio dello stato della salute dei mare da Goletta verde che in questi giorni è attraccata alla Marina di Rimini.
“Una situazione buona e soprattutto in miglioramento – dicono Stefano Raimondi, portavoce Goletta Verde e Davide Ferraresi, presidente Legambiente Emilia Romagna – che mostra solo due punti inquinati tra tutti quelli analizzati. Le criticità, infatti, arrivano dai fiumi e quelli da cui sono emersi valori oltre i limiti di legge sono stati la foce dei Fiumi Uniti in provincia di Ravenna e quella del Rubicone. Tutti gli altri, invece, hanno presentato dei valori conformi, risultando non inquinati”. Buone notizie anche dal territorio riminese. L’osservato speciale da Goletta Verde in Emilia-Romagna è il punto di prelievo presso la foce del torrente Marano, a Riccione (Rimini). Gli “osservati speciali”, novità di quest’anno, sono quei punti storicamente critici per i quali Legambiente ha deciso di ripetere i prelievi anche nei mesi che precedono il passaggio della campagna, a supporto della fotografia scattata nei mesi estivi. Il punto attenzionato risulta essere fin dal 2010 oltre i limiti alle analisi effettuate da Goletta Verde, con le uniche eccezioni del 2019, 2022 e quest’anno. Nei campionamenti dei mesi scorsi, solo nel prelievo di aprile sono state riscontrate criticità.
“Gli esiti del monitoraggio delle acque da parte di Goletta Verde sono in linea con quelli degli ultimi due anni con un solo punto campionato oltre i limiti di legge – dichiara Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia-Romagna. Anche il nostro osservato speciale, il torrente Marano, è rientrato nei parametri ed è risultato a norma. Lo vogliamo prendere come un segnale indicativo di un cambio di tendenza, ma sia per il Marano sia per le foci di fiumi e canali continueremo ad avere la massima attenzione. In Emilia-Romagna abbiamo una doppia responsabilità, perché tutelare il mare vuol dire non solo salvaguardare l’ambiente e gli habitat marini ma anche l’asset economico più importante della regione. Quindi grazie al lavoro di Goletta, continueremo a monitorare la qualità delle acque delle nostre coste informando i cittadini e le cittadine sullo stato di salute del nostro mare”.
Altro tema discusso quello delle mucillagini. Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emilia-Romagna al Friuli-Venezia Giulia, sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone.
Che cosa è? Si tratta della mucillagine prodotta dalle microalghe che emerge in superfice dai fondali marini.
Da cosa deriva il fenomeno? Iniziamo col dire, sgombrando il campo da facili allarmismi, che si tratta di un fenomeno naturale e che non ha nessuna conseguenza diretta per la salute pubblica. È diventato imponente negli ultimi tempi – non si notava da decenni – a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico.
A cosa è dovuto questo eccesso di nutrienti? I nutrienti, come azoto e fosforo, sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini. Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po hanno di fatti dilavato i terreni agricoli di queste sostanze arrivate in Adriatico attraverso il fiume Po.
Il peso dell’agro-zootecnia sul mare Adriatico? Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ISTAT, le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia. Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e delle università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno.