Servizio di controllo da parte della Polizia Locale di Riccione nei primi giorni di applicazione delle due ordinanze; quella Regionale che impone la chiusura dei negozi non servizi essenziali la domenica e nei festivi e prefestivi di quelli definiti grandi magazzini; e quella nazionale che porta l'Emilia Romagna in zona arancione con la chiusura da domenica di bar e ristoranti 7 giorni su 7. Monitorati i punti sensibili, come i viali dello shopping e della passeggiata, i parchi e il lungomare. Sabato sera gli agenti della polizia locale hanno sanzionato quattro persone per mancato distanziamento e mancato uso dei dispositivi di protezione personale. I quattro erano nei pressi di un pubblico esercizio e non indossavano la mascherina nonostante le precise disposizioni sia nazionali che regionali che ne impongono l'uso sempre.
Oltre una ventina domenica gli interventi a chiamata. Molti infatti i cittadini che hanno allertato la Polizia Locale per segnalare negozi e pubblici esercizi aperti, in gran parte in viale Dante e viale Ceccarini, nonostante il divieto domenicale. Ogni segnalazione è stata puntualmente verificata dalla polizia locale che ha appurato come in tutti i casi segnalati, l'esercizio e il negozio per così dire "denunciato" sono risultati regolarmente chiusi al pubblico. Nella fattispecie si è verificato come all'interno il personale o molto spesso il titolare stesso dell'attività era a lavoro per pulire, sistemare o, in caso di vendita on line, a definire i pacchi per le spedizioni. Si ricorda infatti che tutte le ordinanze in vigore, impongono la chiusura al pubblico, ma non vietano il lavoro organizzativo all'interno. Per cui non sono scattate sanzioni per le attività segnalate perché risultate in regola.
Sono invece scattate le contestazioni a carico di alcuni genitori di minori, perché i figli sono stati sorpresi da una pattuglia della Locale senza mascherina e in gruppo davanti ad una nota paninoteca.
Scattate infine le sanzioni per tre negozi di viale Dante, gestiti da cittadini del Bangladesh. I market infatti nonostante aperti regolarmente avevano esposto e vendevano anche prodotti non alimentari e non di prima necessità