E’ una giustizia tutta da capire quella che si applica nel nostro Stato. La gente fa fatica ad accettare che tre bestie (perché di questo si tratta e non ci sono appellativi diversi per definirli) possano beneficiare del giudizio abbreviato ed ottenere lo sconto di un terzo della pena dopo quello che è successo la scorsa estate sulla spiaggia di Miramare. Butungu e la sua banda di stupratori massacrano di botte, violentano, umiliano chiunque si trovi sul loro passaggio. Li prendono, chiedono scusa e vanno in tribunale: Butungu, l’unico maggiorenne, congolese di 20 anni prende 16 anni. Gli altri tre del branco, tutti minorenni, se la cavano con molto meno nonostante il pm chieda 12 anni per ognuno di loro. Nove anni e 8 mesi. E mentre l’opinione pubblica viene informata di come le loro vittime non vivono più tra crisi di panico, incapacità di affrontare gli impegni di tutti i giorni, choccate da quello che è successo loro presto, più presto di quanto si possa pensare, potranno usufruire delle cosiddette misure alternative. Perché questa feccia va reinserita nella società, è il nostro sistema di giustizia che lo stabilisce. Non serve a nulla la rabbia e non serve a nulla neanche lo sforzo di provare a capire perché bisogna fare così: sarà difficile accettare che questi tre stupratori bestiali a 26 anni al massimo saranno ancora in giro per il mondo come se nulla fosse. Ma è così e non c’è nulla da fare. Ci sono le elezioni, molti dicono che c’è una giustizia da riformare: di fronte a vicende come queste bisogna pensare che forse non sbagliano. Riformiamola allora la nostra giustizia, ma in meglio liberandoci per sempre (nei modi che verranno stabiliti) di chi le regole non le rispetta perché non sa farlo. Questi che hanno offeso l’Italia, Rimini e Miramare non sono uomini: sono bestie. E come tali vanno trattate.
Cronaca
16:25 | 26/11/2017 - Rimini