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Cultura 14:08 | 25/11/2022 - Santarcangelo

Sabato 26 novembre inaugura “Oltre la primavera silenziosa” di Gola Hundun. Al museo anche la prima tappa della mostra itinerante dei burattini

La convivenza tra uomo e natura, il terzo paesaggio in contrasto con l’urbanizzazione e un omaggio alla storia dei burattini in Emilia-Romagna: due gli appuntamenti in programma sabato 26 novembre al Museo etnografico. Alle ore 10 si terrà l’inaugurazione della mostra “L’Emilia e la Romagna dei Burattini: Sandrone e Fagiolino” in omaggio al maestro burattinaio Otello Sarzi Madidini nel centenario della sua nascita. Realizzata da ReTeFì – Rete dei Musei Regionali del Teatro di Figura, l’installazione itinerante vede Santarcangelo come prima tappa in regione e sarà visitabile fino al 23 febbraio 2023 negli orari di apertura del Met. All’inaugurazione parteciperanno la vicesindaca e assessora alla Cultura Pamela Fussi, l’autrice Roberta Colombo e i musei aderenti alla Rete che si presenteranno al pubblico. Dopo la vista alla mostra – con l’introduzione dell’autore Giampaolo Borghi – è prevista anche la visita alla collezione di Salici Stignani custodita al Met, mentre nel pomeriggio (alle ore 16) il Supercinema ospita lo spettacolo della Compagnia Teatro medico-ipnotico “Safari”. Alle ore 12 le iniziative al Met proseguiranno con l’inaugurazione di “Oltre la primavera silenziosa” il murale realizzato dall’artista cesenate Gola Hundun nell’ambito delle iniziative della rassegna culturale l’Arca di Santarcangelo. Pronta dunque, l’opera che ha trasformato le pareti del magazzino del Met in un giardino con figure fitomorfe e sagome di volatili dai colori e dai contorni evanescenti, spunto di riflessione sui temi della convivenza tra uomo e natura e del terzo paesaggio in contrasto con l’urbanizzazione. All’inaugurazione, oltre all’artista, saranno presenti la sindaca Alice Parma e la vice sindaca e assessora alla cultura Pamela Fussi, la direttrice dei musei Elena Rodriguez, lo storico d’arte Massimo Pulini e alcuni rappresentanti del Gruppo Ivas che ha fornito le vernici per la realizzazione dell’opera. Al termine dell’inaugurazione è previsto un brindisi, organizzato in collaborazione con la Pro loco di Santarcangelo. Otello Sarzi (Vigasio, 1922 – Reggio Emilia,2001) è stato un artista formidabile e un grande sperimentatore. Avviato sin dall’infanzia al teatro dal nonno Antonio e dal papà Francesco, Otello fu giovane aiutante nella compagnia itinerante di famiglia per la quale vide passare personaggi alle prime armi, poi divenuti celebri: tra gli altri, un giovane Federico Fellini. Diverse anche le collaborazioni e i progetti realizzati con intellettuali e artisti simbolo del '900 come Gianni Rodari. Nel 1957 Otello fondò a Roma il T.S.B.M. – Teatro Stabile di Burattini e Marionette: con la compagnia portò in scena importanti spettacoli di cui ora rimangono testimoni in Fondazione i preziosi burattini e marionette, alcuni dei quali saranno esposti proprio nella mostra allestita al Museo etnografico. Oltre la primavera silenziosa – “L’opera, racconta l’artista, parte dall’ispirazione del libro Primavera silenziosa e dal fenomeno che ha portato alla scomparsa del canto degli uccelli nelle campagne a causa dell’impiego dei pesticidi chimici. Il testo che Rachel Carson ha scritto negli anni sessanta ha anticipato i temi relativi a ecologia e impatto dell’uomo sul territorio agricolo e terrestre. La proposta che ne è derivata è una texture in movimento di un paesaggio naturale astratto, colto in un momento di trasformazione. Tra le forme organiche di ascendenza vegetale si scorgono delle silhouette stilizzate e trasformate dal movimento: sono uccelli, dai contorni evanescenti che si fondono con le forme vegetali, dipinti in bianco proprio per manifestare l’assenza, perché il bianco, come nei miei lavori precedenti, è simbolo di assenza e allo stesso tempo di luce. Qualcosa a cui portare attenzione. La dinamica del disegno fotografa un movimento da sinistra a destra, sullo stile dei fregi dei templi della Grecia antica. Questo movimento racchiude anche l’idea della narrazione contenuta nel disegno. Una narrazione che vuole invertire l’incipit riportato nelle motivazioni iniziali per rappresentare il lento ritorno degli uccelli nel paesaggio agricolo e naturale che va via via ripopolandosi, auspicando che la loro presenza possa essere sempre maggiore. E a questo punto la narrazione si amplia ulteriormente, perché gli uccelli rappresentano la ricomparsa di tutti gli animali, con il ritorno a un mondo in cui la compresenza e la coesistenza uomo-natura cresca sempre di più, sia nel territorio antropizzato che non”. L’opera si compone, oltre che di un apparato pittorico, di sculture in argilla con funzione di nido – realizzate durante il laboratorio di lavorazione della creta tenuto dall’artista coi i bambini e le bambine di Santarcangelo – installate nella parte sommitale dei pilastri del porticato. L'artista crea un gioco in facciata, reinterpretandola secondo la versione neoclassica del museo tradizionale, immaginando nidi al posto di capitelli e rastremature fitomorfe lungo le colonne per raccontare di un dialogo serrato tra cultura del territorio e natura da preservare per le generazioni a venire.