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Opinioni 11:34 | 08/09/2022 - Dall'Italia

Allarme M.A.R.: "Elezioni politiche, Romagna sottorappresentata"

"Ancora una volta si eleggono rappresentanti per il Parlamento della Repubblica e ancora una volta il M.A.R., dal 1990, prova con pazienza a cercare tra le candidature il buono per la Romagna a partire dal proprio assunto fondamentale: la Romagna è una regione d’Italia e d’Europa. Il mancato riconoscimento di questa semplice realtà danneggia ogni giorno che passa la nostra gente, la nostra storia, la nostra terra, il nostro ambiente, la nostra economia. Occorre dire subito che il sistema elettorale e le logiche dei partiti nazionali creano per le rappresentanze dei territori una situazione ancora peggiore, se possibile, rispetto al passato. All’entrata in vigore della Costituzione, i romagnoli eleggevano un proprio rappresentante alla Camera dei Deputati ogni 80mila abitanti: quasi ogni comunità italiana aveva i propri rappresentanti in Parlamento. Ora le cose sono vistosamente cambiate. Attualmente per eleggere la Camera ci sono due modalità contemporaneamente: col maggioritario, c’è un collegio uninominale per ogni provincia, cioè finirà in Parlamento 1 unico rappresentante (solo il più votato) per l’intera provincia di Ravenna, 1 solo rappresentante per Forlì-Cesena, 1 per il riminese, eccetera. Col proporzionale, invece, c’è poi un enorme collegio unico per le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e addirittura Ferrara, che eleggeranno complessivamente – in tutto – 6 rappresentanti. Per il Senato, la situazione è ancora peggiore: col sistema maggioritario finirà a Roma un solo (il più votato) rappresentante per le province di Forlì-Cesena e Rimini assieme, e un altro rappresentante per le province di Ravenna e Ferrara assieme. Col proporzionale: macroscopico collegio unico per le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini assieme a Ferrara, Bologna e Modena (per questo vasto e disomogeneo territorio, complessivamente 5 rappresentanti in tutto)

Insomma: le comunità romagnole si ritrovano oggi più che mai “diluite” in collegi elettorali sempre più ampi, e con un potere di rappresentanza sempre più infinitesimale. Non citiamo poi quelle parti di Romagna attualmente amministrate dalle Città Metropolitane di Bologna e di Firenze, inglobate dai rispettivi capoluoghi e strutturalmente private di una propria voce. Questo pessimo scenario, su una regione (la Romagna) che già soffriva per la sua condizione, si è ottenuto combinando una discutibilissima legge elettorale ad opera del Partito Democratico di Matteo Renzi nel 2017, con il successivo taglio del numero dei parlamentari (2020) sempre per mano del Partito Democratico, ma alleato questa volta con il M5S (che fin dai suoi esordi propone una significativa riduzione di rappresentatività democratica in Parlamento.) E il centro-destra, invece di opporsi e farsi garante delle comunità, si sta concentrando su proposte sempre più centraliste e presidenzialiste.

Quanti rappresentanti sinceri avrà la Romagna in Parlamento, considerando anche i sempre troppi paracadutati, il giorno dopo le elezioni? Se questo è il quadro, il M.A.R. avvisa tutti i cittadini che lo condividono a guardare con occhio critico e attento al proliferare della voce “Romagna” tra i propositi e le promesse elettorali dei candidati di tutte le parti. “A noi fa sempre piacere sentirne il nome, ma dai nostri 32 anni di frequentazione della politica in Romagna abbiamo ricavato un sano scetticismo che ci fa pensare con sempre più insistenza al guizzante motto: chi fa per sé fa per tre!”.

Movimento Autonomo Romagna

(nella foto Fabrizio Barnabè, coordinatore regionale del Movimento)