E’ uno stravolgimento economico epocale. La caratteristica principale del capitalismo di Zuckerberg è quella di produrre account; ogni account deve essere utile affinchè sia acquistato e di conseguenza possiede un valore d’uso e un valore di scambio. Più aumentano i dati, più aumenta il valore di scambio. Ciò implica una maggiore produttività strutturale rivolta a sempre più nuovi ed efficienti strumenti interattivi. Tuttavia tale aumento di produttività, spinto da un continuo rinnovamento tecnologico, porta a delle crisi cicliche di sovrapproduzione. Paradossalmente, anche nel capitalismo del padre di Facebook (come nell’ideologia del Capitale di Marx in tema di merci) c’è crisi non perché ci siano pochi account in circolazione, ma perché ne esistono troppi. Una virtuale e capitalistica dittatura retta da un dittatore che di fatto, con il controllo pressochè totale delle azioni del colosso, dirige occultamente un palcoscenico di 2 miliardi di figuranti. Un teatro globale enorme dove la storia sembra sparire. La “concezione materialistica della storia” (Engels, 1859) si basa su una sovrastruttura, cioè un’ideologia, soggiogante ma nulla. Sull’intersecarsi di ribellioni individuali che creano una anti-rivoluzione. La soggiogazione è l’individualismo da ammucchiata. Un paradosso che genera non pochi grattacapi. In primis per Marx Zuckerberg, che ha basato il suo regno capitalista su principi virtual-marxisti. Quindi, o sei Putin, oppure nel caos totale di questi giorni sparisci. Ecco, appunto. Marx Zuckerberg non si sente e non si vede da 18 giorni. Lo scandalo di Cambridge Analytico, i crolli in Borsa, le convocazioni delle autorità Usa Gran Bretagna e Unione Europea, i fuggi fuggi dei responsabili della sicurezza in effetti farebbero abdicare anche lo zar di Russia. E gli hashtag #DeleteFacebook e #WhereisZuck sembrano segnare l’alba di una nuova era. L’autodistruzione del Capitale facebookiano. Una sovrastruttura che per ricrearsi deve annientare la struttura nel nome di una rivoluzione che, per essere tale, deve distruggere e non creare più. Un teatro globale di ribelli che si riappropria della storia sovvertendo un mondo virtuale che non esiste, o esiste a tratti (spesso talmente imbecilli che si
rifiutano di esistere). La voce del popolo e la “Presa di Facebook” forse durerà il tempo di un applauso. Perché oramai è una dittatura, anche senza dittatore. Mark, o Marx, oggi in realtà hanno poca importanza nella continuazione della storia (o non storia). Sono nulla davanti alla smisurata volontà di esistere anche senza esserci.
Stefania Bozzo
Opinioni
16:49 | 11/03/2018 - Dall'Italia