A Palazzo Giustiniano tutto è stato giusto fuorché una giusta politica! Il Senato, nella figura,”prima inter pares”, di un’autorevole donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha su incarico del Presidente Sergio Mattarella, tentato, legittimamente, di distillare i risultati della estenuante attesa elettorale del 4 marzo/2018. Il messaggio vincente, nel rispetto legale del “Rosatellum”, è stato espresso dalla “coalizione di centro destra” e dalla novità del Partito M5s. Quest’ultima voce politica si è espressa con un timbro ispirato al “rinnovamento”, ma, come tutte le nuove opinioni, ha manifestato concetti ondivaghi, in sintonia con l’imperfezione della “novità”. Concettualmente anche se sotto il sole non vi è nulla di nuovo (Nihil sub sole novum), agli elettori che avevano consapevolmente votato, sarà riuscito incomprensibile accettare come il partito stellare del “rinnovamento” abbia potuto proporre la sua compatibilità alternativa e coerente, sia con il variegato, antitetico e disfatto gruppo del PD.,sia con una sola parte (la Lega) della robusta e granitica coalizione programmata del centro destra. Proposte da sublimare in un non meglio identificato “contratto alla tedesca” vagamente informato al fervore creativo del superato arianesimo. Invero, posto che soltanto due erano state le parziali vincitrici della tenzone elettorale, il doveroso rispetto tra i due mancati “maggiorati”, si sarebbe dovuto confrontare, ad armi pari, nella costituzionale osservanza dei principi istituzionali ed in ossequio alla espressa sovranità popolare. È avvenuto purtroppo che Luigi Di Maio, capo del M5s, con la fucilata del “veto” sparata contro i 2 terzi della coalizione di centro destra, ha cancellato il suo propugnato programma di “rinnovamento” ed è, idealmente, arretrato di secoli, quando”gli imperatori di Austria ed i re di Francia e Spagna furono i soli “titolati” ad avere il diritto di “veto” nella elezione dei Pontefici . Ma il “veto stellare” è stato politicamente concepito con forze unite ( “Viribus unitis” ) o imposto dalla singola volontà del Capo Di Maio? Nel togato passato, qualcuno sentenziò: ”Il volgo è il peggiore interprete della verità”, ma io confido, quale umile amante del nuovo che avanza, che alla “turba non manchi, né mancherà la mente! Per concludere, vorrei rammentare che il respiro della storia ha una connotazione sovrana e che non è mai accaduto che i privilegiati dal destino abbiano voluto o siano riusciti ad “ Insegnare a nuotare ai pesci”.
Dott. Romano Dolce.