Due domeniche dedicate all’olio novello nel mio Paese sono un appuntamento importante nel quadro delle sagre che in autunno animano l’entroterra troppo spesso dimenticato. Non voglio infilarmi nel pantano della politica vista la mediocrità che ci circonda interessata solo all’immagine e a facili consensi. Partiamo dalla sacralità dell’olio e da un dato importante: Coriano è a metà strada fra Brisighella (Ra), la prima dop italiana (1996) e Cartoceto (Pu) che ha ottenuto la dop nel 2004 unica nell’ambito della regione Marche. E’ evidente che la storia, la tradizione, l’innovazione, l’aria di mare rendono la nostra terra un “unicum” nel panorama riminese che detiene un solo primato nell’agroalimentare a livello regionale. Fatto 100 la produzione dell’extravergine in Emilia Romagna, le terre di Sigismondo hanno il 70%. Trecentomila ulivi sono un patrimonio ambientale e produttivo incredibile fra la Mareccia e la Conca. Un filo d’evo lubrifica la mente, protegge dai radicali liberi, dall’invecchiamento delle cellule e dalle rughe, riduce e previene il colesterolo, inibisce la secrezione della bile, aiuta la digestione. Mio nonno, Salvatore Zangheri, detto Turen ad Brancon da Montetauro, nato e cresciuto là dove c’erano le “arvure”, era mestre dell’olio ed io nel Dna ho tracce importanti che si mescolano con il Sangiovese del Beato ungherese. La ruralità è vanto, valore e Org…Olio di Coriano. Ci vediamo il 21 e il 28.
Rurali sempre
Enrico Santini
PS: Costa più l’olio sintetico che mettiamo nella macchina dell’extravergine che consumiamo a tavola.