“In un panorama nazionale sotto gli occhi di tutti, il dato di partenza è che la nostra coalizione per la prima volta ha un rappresentante riminese che conosce il territorio e ha lavorato con i fatti per migliorarlo, prima scelto e poi eletto in Parlamento come capolista della Romagna. Una figura come Andrea Gnassi, voluto fortemente da tutta la regione e i suoi rappresentanti perché qui ci è nato, ha saputo trasformarlo il territorio e attorno a un’idea di città ha saputo costruire alleanze sociali. Elezione avvenuta pur con una legge elettorale assurda come il Rosatellum, che non consente il voto disgiunto, premia invece l’appartenenza dando la possibilità ai leader di mettere in lista che vogliano e impedisce di poter scegliere veramente le persone come avviene per la nomina dei sindaci. Basta guardarsi attorno per capirlo ancor meglio: abbiamo casi emblematici nell’uninominale a Ravenna con l’elezione da parte del centro destra di una persona che aveva avuto appena 65 preferenze a Cesena, di chi si ritrova alla Camera dopo che qualche mese fa non era stata eletta in consiglio comunale a Riccione con appena 80 voti e di una figura come Morrone che non è mai stato eletto in vita sua per le preferenze personali e arriva a Roma solo grazie al traino della coalizione e nonostante la debacle del partito di cui è segretario qui in Romagna. In questo panorama, Andrea, scelto per le sue competenze e la capacità di declinare il Pnrr e le grandi sfide nazionali sul piano locale, è stato eletto con numeri che si caratterizzano per una marcata controtendenza con la media nazionale.
Il centrosinistra partiva con un gap di 27.000 voti di scarto sul centro destra e il Movimento 5 Stelle e ha recuperato quasi 10.000 voti sul Comune capoluogo (chiusosi con una differenza di poco più dell’1%) e 14.000 a livello provinciale. Un chiaro segnale del grande lavoro compiuto negli anni sul territorio sia dal candidato che dal Partito Democratico, che a sua volta fa segnare un balzo in avanti di oltre sei punti sia a livello provinciale che di Comune di Rimini rispetto alle Elezioni Politiche 2018. L’esperienza positiva di governo di questi anni nei nostri Comuni si traduce nella conferma di primo partito della provincia: non può essere una consolazione in una giornata come quella di oggi, che ci spinge anzi a dover riflettere, rimboccarci le maniche e spingere per rivedere anche a livello nazionale un modello di sinergie ad ampio respiro che qui in Emilia Romagna ha dato riprova di grande efficacia e appeal nel nostro elettorato quando si è trattato di scegliere da chi far amministrare le nostre città.
Quello di domenica è stato invece un voto chiaramente nazionale, che ci consegna un gap che rimane comunque di quasi 13.000 voti in provincia. Un risultato come questo ci dice che va rafforzata la nostra identità politica, in modo radicale sui temi del lavoro, del costo della vita, dell’equità sociale per dare a tutti stesse opportunità di partenza. Non è sufficiente essere partito di governo, anche quando è doveroso nell’emergenza nazionale. Abbiamo attraversato anni difficili fra Covid, ripartenza, Pnrr, guerra e aumenti esasperati del costo dell’energia, oggi per governare serve avere un’idea di società, una direzione di marcia ferma, grandi ambizioni per il nostro futuro. Su questo e non sull’autolesionismo interno, spero che il Pd apra una grande discussione sociale, condivisa tra le persone e non solo fra i leader.
Bisogna uscire dalla ztl e creare alleanze sociali larghe.
Ripartiamo da qui, da Andrea Gnassi a Roma per lottare per questa terra e a portare un contributo fondamentale per la ripartenza del Partito Democratico e dell’intero centro sinistra”
Il segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti