CGIL Rimini esprime la sua forte contrarietà nei confronti del provvedimento AC 1532-bis-A, noto come "Collegato Lavoro", attualmente in discussione in Parlamento. Questa serie di interventi legislativi rappresenta un grave passo indietro per la tutela dei lavoratori, aggravando ulteriormente le condizioni di precarietà e flessibilità nel mercato del lavoro. Tutto questo peraltro in controtendenza con la recente decisione della Commissione Europea, che ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per l’utilizzo abusivo e reiterato di contratti a tempo determinato e per le condizioni di lavoro discriminatorie previste nel nostro sistema scolastico.
Una provincia già troppo povera e precaria
Prima di analizzare le misure che rischiano di essere adottate, vale la pena focalizzare quanto già in provincia di Rimini il lavoro sia povero e precario. Secondo l’elaborazione dell’Osservatorio IRES CGIL, sulla base dei dati Siler, nel 2023 in provincia di Rimini le attivazioni di rapporti di lavoro sono continuate ad essere abbondantemente a tempo determinato (76,7%); percentuale che supera l’82% se a questi si sommano i rapporti di lavoro somministrato. In sintesi: già in questo territorio meno del 20% dei rapporti di lavoro sono attivati a tempo indeterminato o come apprendistato; un dato che già di per sé dovrebbe far riflettere. Se a questi elementi sommiamo il fatto che la provincia di Rimini è fanalino di coda in regione per redditi imponibili medi da lavoro dipendente ed assimilati, sotto il 20.000 euro, ecco il quadro nell’ambito del quale rischiano di abbattersi i provvedimenti del Governo.
Precarizzazione e liberalizzazione incontrollata dei contratti
Nelle intenzioni del Governo si consentirebbe un uso illimitato dei contratti in somministrazione, sia a tempo determinato che indeterminato, con ulteriormente ampliamento dell'uso dei contratti a termine, già resi più flessibili con il Decreto Lavoro del 2023. Queste misure faciliterebbero ulteriormente l'utilizzo di forme contrattuali precarie, scaricando tutte le flessibilità e discontinuità occupazionali sui lavoratori.
Iper sfruttamento dei contratti stagionali
Il Governo propone di estendere in modo inaccettabile l'uso dei contratti stagionali, ampliando le casistiche di utilizzo oltre i limiti imposti dalla sentenza della Cassazione n. 9243 del 2023. Ciò mina ulteriormente le condizioni di lavoro già instabili in settori chiave come il turismo e l'agricoltura. Nulla si mette in campo per migliorare i trattamenti NASPI per gli stagionali del turismo.
Deregolamentazione fiscale e penalizzazione del lavoro autonomo
L’estensione della flat tax ai contratti misti, con un abuso di contrattazione in deroga, elimina tutele essenziali per i lavoratori autonomi e rende impossibili azioni di rivalsa per il riconoscimento di diritti fondamentali. Questa misura alimenta il ricorso a rapporti di lavoro autonomo fittizi, riducendo drasticamente le possibilità di trasformare i contratti precari in posizioni stabili.
Apprendistato duale e formazione funzionale solo al profitto
Come se in provincia di Rimini non avessimo già visto abbastanza su questo tema, l’introduzione dell’apprendistato duale permetterebbe la trasformazione dell’apprendistato di primo livello in apprendistato professionalizzante o di alta formazione. Questa proposta, pur mascherandosi da misura a favore della formazione, prolunga lo sfruttamento dei giovani lavoratori, mantenendoli in condizioni di salari bassi per periodi prolungati, in favore di sgravi fiscali per le aziende.
Salute e sicurezza sul lavoro a rischio
L’equiparazione dell’assenza ingiustificata alle dimissioni volontarie introdurrebbe un meccanismo pericoloso, che rischia di tramutare assenze non volontarie in dimissioni automatiche, senza una valutazione adeguata delle circostanze da parte delle autorità competenti. Inoltre, la riproposizione di norme che limitano il ruolo delle organizzazioni sindacali in materia di sicurezza conferma l'intento del Governo di ridurre la capacità di difesa dei lavoratori.
Il dialogo sociale senza ascolto a chi serve?
Nonostante le promesse iniziali di confronto e partecipazione, il Governo ha proceduto senza alcun coinvolgimento delle parti sociali. Le richieste della CGIL, tra cui l’abolizione di articoli come quelli relativi alla somministrazione di lavoro e ai contratti a termine, non hanno trovato spazio nel dibattito parlamentare. Anche le proposte per migliorare le tutele dei lavoratori part-time o per garantire l'accesso a misure come l’opzione donna sono state completamente ignorate. Risulta del tutto evidente che la scelta è – ancora una volta - quella di ascoltare solo la “voce del padrone”.
CGIL Rimini continuerà a opporsi fermamente a queste misure, rivendicando un cambiamento radicale del mercato del lavoro che garantisca dignità, sicurezza e stabilità ai lavoratori.
Il disegno del Governo, se portato a termine, porterà a gravi conseguenze per il mercato del lavoro della provincia di Rimini.