"Sono giorni tesi, con una preoccupazione di ritorno che ancora una volta proveremo a gestire nel modo migliore come sistema territoriale riminese: dovremo essere lucidi, coesi e pronti a reagire all'evoluzione della seconda ondata della pandemia Covid come lo siamo stati nell’emergenza". Il segretario provinciale del Partito Democratico Filippo Sacchetti (nella foto) è costantemente in contatto con i referenti delle varie aree della provincia e segue ogni evoluzione in prima persona.
"Ripartiamo da quanto di buono siamo riusciti a mettere in campo: dalla gestione sanitaria della prima fase e dalla tenuta amministrativa delle procedure e delle regole da parte delle amministrazioni locali. Provincia e Comuni in primis. Canalizziamo quindi i nostri sforzi nell’investire i 25 milioni di euro extra ricevuti da Regione e governo e arrivati a Rimini dai riconoscimenti di zona rossa: non erano scontati, né previsti da nessuna parte, se li sono conquistati i nostri sindaci con un lavoro di squadra e di competenza sulla ricognizione dei bisogni e la proposta dei progetti” prosegue Sacchetti, entrando nel vivo: "Ora comincia il secondo round. Chiediamo alle istituzioni del territorio di affrontarlo con la stessa determinazione e coesione della prima. Alle forze politiche proponiamo un confronto largo, senza divisioni e spaccature interne. Noi per primi, come Partito Democratico, siamo a sostegno del governo e delle tante politiche di tenuta e rilancio che sta mettendo in campo, ma allo stesso tempo non risparmiamo osservazioni quando necessarie. Come quelle dei sindaci sulla gestione e competenza del "coprifuoco" di strade e piazze, anche noi da parte nostra, sentiamo di sottolineare con forza il bisogno, raccolto da più parti, di non abbandonare lo sport e i praticanti di ogni età: la salute, è sacrosanto, viene prima di tutto, ma l’attività fisica e motoria hanno una funzione fondamentale nella salute collettiva e nella crescita delle nuove generazioni. Lo sport va reso possibile, con protocolli magari ancor più stringenti ma che non comportino uno stop totale. E se proprio non si ritengono opportune le competizioni, è vitale riuscire a garantire gli allenamenti per tutti e non solo per i professionisti”.
Da qui la chiosa del segretario. “La pratica sportiva porta benessere psicofisico e alimenta il confronto sociale, possiamo equipararla ai beni essenziali e oggi è in una nebulosa, con un ulteriore elemento di riflessione: le norme che colpiscono al cuore i dilettanti alimentano un’ulteriore discriminazione visto che una grandissima parte delle donne che fa sport di squadra e di contatto rischia di doversi fermare perché non esiste il professionismo femminile. E’ l’ennesima dimostrazione di quanto sia necessario ricucire questa ferita”.