Diamo a Jacopo ciò che è di Jacopo. Perché è pur vero che la Lega, complessivamente, non brilla né alla Camera né al Senato e neanche in Emilia-Romagna ma è anche vero che nel collegio uninominale di Rimini per la Camera sembrava fosse un discorso chiuso. Il Morrone, tacciato come “forlivese” e “obbligato” a consultare il navigatore satellitare per raggiungere le località della provincia, una bella rivincita se l’è presa sconfiggendo alla grande l’idolo di casa sostenuto dall’intera coalizione di centrosinistra e anche da qualche rappresentante di altri partiti. Risultato: Andrea Gnassi si è fermato al 34,80% mentre il deputato uscente della Lega ha sfiorato il 43%: quasi 9 punti di differenza, in trasferta e con gli sfavori del pronostico.
I sinistrorsi diranno che se non ci fosse stato Fratelli d’Italia ahivoglia che il “forlivese” ce l’avrebbe fatta. Ma Fratelli d’Italia c’era e c’è e lo sapevano tutti che ci sarebbe stato.
In attesa delle dichiarazioni ufficiali dei vincitori e dei vinti, ci tornano d'improvviso alla mente le parole del segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti scritte in un comunicato stampa del 13 settembre scorso, a 12 giorni dal voto. Leggetele bene e chi vi restino impresse: “Per essere degnamente rappresentati anche dove lo Stato è geograficamente molto lontano non c’è altra strada che votare il partito del territorio e Andrea Gnassi, che sostenerlo nel portare davvero la Romagna a Roma. Non lo farà di certo il candidato della destra, che viene da Forlì, tifa Forlì e non Rimini, che vuole più voli all’Aeroporto Ridolfi che al nostro Federico Fellini, che sosterrà sempre di più l’ospedale Morgagni che l’Infermi nel suo concetto di Romagna divisa che lo porta a Rimini solo per semplici calcoli di partito: senza neppure sapere che strada dover prendere una volta uscito dal casello per arrivare a Casteldelci o a Gemmano”.
Il responso delle urne lo ha smentito clamorosamente. Ognuno tragga le conseguenze del caso.