In data 28/09/23 avevo realizzato un’interrogazione consigliare sulla valorizzazione dell’Anfiteatro Romano; la recente risposta scritta ricevuta dall’Amministrazione è reticente e discutibile.
Apprendiamo che i sondaggi, annunciati dal Sindaco 7 mesi fa, “per verificare cosa c’è sotto il CEIS”, non sono ancora stati effettuati, e non è noto quando verranno realizzati.
Ricordo che l’Anfiteatro Romano (risalente al II secolo d.C., capace di ospitare sui propri spalti 10.000-12.000 persone) è stato scoperto grazie ai sondaggi del 1843-44 dello storico riminese Luigi Tonini. Dal 1926 al 1939, sotto la Direzione del Soprintendente alle Antichità, Salvatore Aurigemma, venne quindi svolta la campagna di scavi, che ha riportato parzialmente alla luce l’Anfiteatro.
Sulla base di queste evidenze, in Consiglio Comunale chiedo da anni, di riprendere la campagna di scavi, per riportare alla luce i resti archeologici e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano. E’ fondamentale questo recupero, per consentire la conoscenza e la fruizione pubblica a Riminesi e turisti di questo Monumento d’importanza storica della città.
Gli stessi strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e il Piano Strategicohanno sempre previsto, per l’area dell’Anfiteatro Romano: “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.
Le 13 capanne provvisorie dell’Asilo Svizzero realizzate nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano e gli edifici in muratura costruiti nei decenni successivi, sono inammissibili e incompatibili con i Vincoli del 1913 e del 1914 di tutela dell’area archeologica e in particolare con il Vincolo monumentale del 1914 che letteralmente prescrive: “è proibito fare qualsiasi costruzione”.
L’Amministrazione Comunale, avrebbe dovuto già individuare,un’area adeguata per consentire il trasferimento del CEIS, recependo i solleciti ripetuti per anni dalle Soprintendenze Archeologiche di Bologna e Ravenna.
La candidatura di Rimini a Capitale Italiana della cultura 2026 è un’occasione mancata per la Valorizzazione dell’Anfiteatro Romano di Rimini, promuovendo il recupero, la conoscenza, la fruibilità pubblica, dell’importante Monumento, secondo gli art.6-7 del decreto legislativo n.42 del 2004.
Nel dossier di candidatura è infatti semplicemente accennata una spesa di 500.000 euro, senza circoscrivere obiettivi e finalità e la messa a disposizione della attuale sede dell’Anfiteatro Romano come sede di appuntamenti del programma.
Anche nella risposta dell’Assessore alla mia interrogazione, non è stato in alcun modo chiarito cosa vuol fare l’Amministrazione in merito all’area dell’Anfiteatro!
Dinnanzi alle suddette reticenze e indecisioni dell’Amministrazione, ribadiamo l’importanza della Riscoperta e Valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, quale richiamo internazionale, qualificante per la candidatura di Rimini a Capitale Italiana della cultura 2026.
Gioenzo Renzi
Capogruppo Consigliare di Fratelli d’Italia