La Biennale del Design attualmente in corso, comunque la si pensi, è una fucina di iniziative artistiche sparse in tutta Rimini. Come dice l’assessore alla Cultura Massimo Pulini, inoltre, da quest’anno il circuito Open ha sorpassato in numero di eventi agendati nel Circuito ufficiale. E’ un buon segno. E’ un segno di grande vitalità. Tra le iniziative in programma per il weekend riminese, merita sicuramente di essere segnalata una piccola gemma, “VARIE ED EVENTUALI”, esposizione di immagini di Enrico De Luigi presso la Boutique Lacerba di Piazza Ferrari. De Luigi è un fotografo riminese nel mondo, molto noto ed apprezzato, del quale non posso troppo lungamente parlare dal momento che è lui stesso, a questo punto del suo percorso professionale ed umano, a chiedermi di non fare troppi ego – riferimenti. Parlerò allora, e con grande piacere, di questo lavoro che sarà protagonista del vernissage di sabato 26 maggio alle 18 presso la Boutique Lacerba di Piazza Ferrari dove rimarrà esposto fino al 15 luglio. “Varie ed eventuali” è una serie di 7 pezzi unici, immagini di vario formato (30x40, 18x24 e 13x18) che sono frutto della sovrapposizione su sette sfondi diversi di una stessa immagine di figure umane che camminano nella neve. Sono dunque opere non più ripetibili perché nell’intenzione dell’autore non verranno più ristampate ed in questa stessa unicità risiede un innegabile fascino. Questa eco deve averla senz’altro colta anche colui che ha accompagnato con il suo altrettanto prezioso testo, le immagini Varie ed Eventuali di Enrico e cioè Paolo Fabbri, il quale definisce le immagini Paesaggi scritti, pensando come se le figure umane che le popolano siano i segni scritti di un racconto, bello di una “bellezza disadorna”. Scrive ancora Paolo Fabbri “Le composizioni fotografiche di Enrico De Luigi, con il loro silenzio incolore, non mi permettono la distrazione: chiedono un occhio di riguardo. Cosa mi fanno vedere col loro horror pleni? Certamente non impongono o propongono un senso evidente e definitivo. Esito allora a trattarle come paesaggi spogli – segni iconici o come pagine scritte – segni grafici”.
Roberta Sapio