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Che belle le ballerine di Edgar Degas, il loro delicato languore, la loro spontanea e naturale dedizione. Anche quando le giovani si abbandonano a pose poco aggraziate si respira comunque il candore dell’arte della danza; tra assemblé, echappé, pirouette, réverénce, piqué. Una fra le più famose opere del pittore francese è sicuramente “La lezione di danza”. Il dipinto, realizzato tra il 1873 e il 1876, raffigura una lezione che si svolge nel Foyer di danza dell’Opéra de Paris in Rue Le Peletier. Ed è facile immaginare l’anziano
maestro Jules Perrot, colto nel quadro mentre scruta attentamente i passi di una giovane allieva, mentre elegantemente sussurra: “Et un, deux, trois!”, “Voila!”, “Fantastique!”. Attorniato dalla perfetta unione di grazia e determinazione di celestiali figure femminili avvolte in tutù, chignon, chiffon; che librano leggere al ritmo della più commovente musique classique. Ecco, questo in Francia. Se dovessimo cogliere una lezione di ballo all’Opera di Roma durante le prove di Romeo e Giulietta a Caracalla, stando a quello testimoniato dal ballerini della Fondazione, del candore non riusciremmo più a vederne nemmeno l’ombra. Evaporato. E puoi solo che immaginare una giovane maestra Eleonora Abbagnato, colta mentre scruta i componenti del suo corpo di danza con lo sguardo di un Gollum senza Tesoro, mentre sussurra con la grazia di un étoile d’osteria (e pure parecchio incazzato): “Andate tutti a fare in cu*o”, “Col ca**o che vi rinnovo il contratto”, “Teatro di mer*a!”. Ma Madame, e l’assemblé, l’echappé, il tutù, lo chignon, lo chiffon? Tout a p****!
Stefania Bozzo
