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Opinioni 15:45 | 27/07/2021 - Rimini

Congelati da oltre 18 mesi: i lavoratori dello spettacolo nell'analisi di Sadegholvaad

"C’è un intero settore congelato da oltre 18 mesi. Una filiera - fatta di imprenditori, lavoratori, dipendenti specializzati - travolta dalla pandemia e che dopo un anno e mezzo ancora non vede prospettive di ripresa. Il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento è senz’ombra di dubbio quello che più di altri sta pagando le conseguenze di un’emergenza sanitaria che sta modificando in maniera radicale il nostro modo di vivere e le nostre città. In questi ultimi giorni, anche a seguito delle recenti decisioni del Governo di prorogare la chiusura per le discoteche e i locali da ballo, ho raccolto le preoccupazioni e le paure di diversi operatori del settore, alle prese con un futuro ancora pieno di ombre. Ho avuto modo di confrontarmi anche con gestori di locali conosciuti a livello nazionale e internazionale, che con le loro attività hanno fatto la storia dell’intrattenimento notturno della nostra riviera e hanno contribuito a far conoscere il nome Rimini nel mondo. C’è chi ha deciso di non arrendersi e farà di necessità virtù, riaprendo le porte al pubblico nella forma ad oggi consentita, ad esempio puntando sulla ristorazione o musica da ‘ascolto’, con l’obiettivo di attraversare l’ennesima fase interlocutoria e di dare opportunità di lavoro ai tanti dipendenti da mesi fermi. Non basterà: servono ristori, ma soprattutto serve trovare una strada per dare una prospettiva a queste attività, anche attraverso l’uso del green pass che può rappresentare la chiave per consentire di riaprire, con i livelli di sicurezza che i gestori potranno garantire. Ma c’è un altro aspetto che questi operatori hanno portato alla mia attenzione, troppo spesso sottovalutato: oltre al rischio di perdere alcuni luoghi simbolo che sono diventati una sorta di ‘brand’, rischiamo di veder perdere un patrimonio di professionalità. In questi lunghi mesi di chiusura, sono tantissimi gli addetti del settore che hanno dovuto reinventarsi, decidendo di intraprendere altre strade per poter garantire un futuro per se stessi e per le proprie famiglie. Penso ad esempio ai tantissimi tecnici impegnati nel settore dei grandi concerti, dello spettacolo dal vivo, degli eventi culturali, settore che solo nell’ultimo periodo ha cominciato a rimettersi in moto, seppur con una mole di lavoro non paragonabile al periodo pre-Covid. Altissime professionalità a cui si rischia di dover rinunciare anche, paradossalmente, nel momento in cui si potrà tornare a ballare. È un segnale, forte, non solo della crisi di un settore che è necessario sostenere in maniera rapida e corposa, ma di una trasformazione strutturale in atto della nostra società”.