Gli scatoloni dei Musei capitolini, che hanno oscurato due anni fa le nudità artistiche di alcune statue classiche per non urtare la sensibilità del presidente iraniano Hassan Rouhani, e il drappo deposto qualche giorno fa sulla nudità di Epaminonda a Savona non sono elementi comparabili. L’episodio romano cela una nostrana sottomissione culturale che ha mosso una censura insensata. Un’azione ignorante, umiliante, passiva per l’ospite, mossa per urtare una suscettibilità che non può esistere in chi rappresenta l’antichissima Persia. La copertura con un sanguigno velo che avvolge il rigoroso guerriero tebano di Cairo Montenotte (in provincia di Savona) è invece puro attivismo. E Chams Eddine Lahcen, presidente della comunità musulmana valbormidese e della federazione islamica della Liguria, può aver attuato tale censura con l’unico scopo di pubblicizzare Epaminonda e la sua scultura. Diciamoci la verità, il generale greco non gode di una contemporanea fama. Eppure per Cicerone era “il primo uomo della Grecia”, grazie a lui infatti Tebe uscì dal dominio di Sparta raggiungendo una posizione di maggior grado nella politica greca. Il signor Lahcen non può aver certo pudicamente confuso Epaminonda con Rocco Siffredi. Con quel manto vivace, che accompagna dolcemente le forme del guerriero, ha avuto veramente l’ambizione di nutrire esteticamente un cerimoniale marocchino oscurando la cultura classica? Inverosimile, imbarazzante, una timida scusa. La comunità islamica ha affittato una sala per un evento volto a favorire talmente tanto l’integrazione, anche con i modelli della nostra storia, che ha attuato un astuto messaggio divulgativo a favore della bellezza. D’altronde Lahcen è stato chiaro: “Abbiamo organizzato un dialogo interreligioso per avvicinare tutti”. Evidentemente, beltà classiche comprese. Un atto quindi creativo e trasgressivo con l’unico scopo di stupire per far conoscere. Ha “barocchizzato” (e non “marocchizzato”) Epaminonda conferendogli una visione seicentesca, cortonesca, trionfante. La statua si è tramutata in una pittura regale che si riappropria di una dignità storica. Perché tale personaggio tebano non può godere di un racconto storico negativamente distorto; non può essere ricordato nei libri di storia solamente come colui che ha spianato la strada per le vittoriose conquiste macedoni di Alessandro Magno. Ha sconfitto Sparta e Lahcen, come Cicerone, lo sapeva bene.
Stefania Bozzo
Opinioni
16:49 | 11/03/2018 - Dall'Italia