La foto del piccolo mare che si è formato ai piedi del Monte Bianco, a causa dell’eccezionale calura di questi giorni, ha una chiara similitudine con il “Mare di ghiaccio” di Kaspar David Friedrich. In entrambi è presente l’uomo, anche se non c’è. Il suo alito si respira sul gelo. Le lastre taglianti prodotte dalla nave HMS Griper, nel celebre dipinto romantico, sembrano umane; le personificazioni di uomini-eroi che devono aver inneggiato avventurosi la prima spedizione verso il Polo Nord. L’uomo che cerca la natura e che finisce
sconfitto nel ghiaccio, ma nonostante ciò l’immagine catastrofica è sublime perché riusciamo ad ammirarla da una certa distanza. Non siamo dentro, come se la natura stessa nel suo splendore volesse proteggerci da tale sciagura. L’immagine attuale del mare sul ghiaccio del Monte Bianco, immortalata da un gruppo di escursionisti, ci testimonia come invece noi non riusciamo proprio a ricambiare il favore. Lo zero termico per alcuni giorni del mese di giugno sulle Alpi ha quasi toccato i 5000 metri. L’uomo che cerca di sfidare la
natura, ma viene sconfitto dal ghiaccio che retrocede. E tra il cercare e lo sfidare sarebbe forse il caso che indietreggiassimo verso un atteggiamento più intimamente romantico. Cercare e inneggiare a soluzioni globali e repentine contro gli obiettivi cambiamenti climatici. Cercare di non perdere le reali proporzioni del rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Cercare quell’identificazione con la natura per andare ad esaltare quell’aspirazione umana verso la totalità del Creato. In quel “Mare sul ghiaccio” si respira l’alito pesante della nostra presenza, e non c’è niente di romantico.
Stefania Bozzo