Il responsabile terapeutico di San Patrignano Antonio Boschini, interviene a seguito delle dichiarazioni di ieri di Roberto Saviano
Legalizzare la cocaina come lotta alle mafie è una soluzione da “dilettanti di criminologia”. Usiamo le parole di Paolo Borsellino per rispondere all’ipotesi ventilata ieri da Roberto Saviano in fase di lancio della sua nuova fiction al festival di Venezia.
Una dichiarazione che ci fa male perché queste parole non fanno altro che alimentare quel clima di normalizzazione dell’uso di sostanze che si respira sempre più forte nel nostro Paese. Significa minimizzare la sua pericolosità, mettendo ancor più in difficoltà, se possibile, le famiglie e tutte quelle comunità che ogni giorno lottano per il recupero e la prevenzione fra i giovani.
Ci pare assurdo che per una persona del livello di Saviano sia necessaria un’affermazione del genere per promuovere un suo prodotto. E se così non fosse, se davvero fosse convinto della legalizzazione della cocaina per contrastare le mafie, gli ricordiamo che lo Stato deve guardare ad un altro principio fondamentale, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, vale a dire il diritto alla salute, a difesa in primis dei più giovani e delle fasce più deboli che sarebbero colpite da questa misura. Come diceva Vincenzo Muccioli, “Lo Stato che finisse con il sostituirsi agli spacciatori, che si mettesse a fare, sia pure senza fini di lucro, il mestiere della mafia, non solo si dichiarerebbe sconfitto nel tentativo di difendere la vita di questi giovani, ma ingaggerebbe anche una impossibile corsa a chi piazza più droga sul mercato”.
Legalizzare la vendita di cocaina significherebbe solo aumentarne il consumo e per rendersene conto è sufficiente pensare a quanto è avvenuto con il gioco d’azzardo, con schiere di ludopatici che oggi non sanno a chi chiedere aiuto. Il problema è già abbastanza grande così, non ci si metta anche Saviano ad aggravare la situazione.
Antonio Boschini responsabile terapeutico San Patrignano