Maradona, in tribuna durante Nigeria-Argentina (la partita dei gironi dei Mondiali con la quale l’Argentina si è qualificata negli ultimi minuti agli ottavi di Finale), è Gesù in procinto di essere trasfigurato. E’ esattamente l’attimo prima della Trasfigurazione raffaellita (Trasfigurazione, Raffaello Sanzio, 1518-1520, Musei Vaticani); El Pibe de Oro celeste, sollevando le braccia, non si libra in volo solo perché trattenuto dall’omone col cappellino di nero vestito. La luce lo aveva già avvolto. “Il suo volto risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce” (MT XVII, 1-9). E sotto di lui, chi gli porgeva in dono una candida maglietta, chi estasiato lo contemplava immerso in Lui e per Lui nella divina solennità del momento, chi indeciso tra una birrozza e l’Ascensione ha scelto d’immortalare l’evento gonfio d’ebbrezza (d’altronde quando mai ti ricapita). L’apoteosi argentina in terra russa. La sfolgorante manifestazione divina è stata ulteriormente abbagliata da un caldo raggio di sole, un chiaro segnale per i suoi discepoli che si sono vocazionalmente protesi verso di Lui. L’ora dell’Oro era arrivata, ma troppo presto. L’estasi di Nigeria- Argentina non aveva ancora raggiunto il suo culmine, e anche l’Altissimo ha dovuto aspettare. L’essere chiamati dallo spirito durante una partita dei Mondiali è un imprevisto che l’omone nero ha saputo subito contrastare con una forza virtuosistica e sovraumana. Il buio ha vinto sulla luce e Maradona ha dovuto interrompere l’Apocalisse del suo delirio. Non un delirio calcolato. Per carità. Pura Trasfigurazione.
Stefania Bozzo
Opinioni
17:42 | 14/05/2018 - Dall'Italia