"Un bosco al mio posto si legge sui muri di diverse strutture abbandonate italiane.
Un bosco al mio costo si potrebbe anche scrivere ed il risultato sarebbe, in ogni caso, la prova di una lungimiranza amministrativa, mettendo a dimora piante ed alberi in spazi senza identità, cattedrali nel deserto che rischiano di diventare ecomostri o di trasformarsi in oggetto di speculazioni edilizie.
Il messaggio è quindi forte e chiaro, un fenomeno diffuso e attuale: che senso ha tagliare alberi sani e storici a fronte dell’avanzata inarrestabile del cemento?
Dovrebbe far pensare tanto gli amministratori locali, sollecitati ormai da tempo dalle associazioni ambientaliste e dai tecnici, come agronomi, geologi e biologi, che prendono giustamente parola su questo tema riguardante le nostre città, sempre più calde, grigie ed asfaltate.
Tale dibattito pubblico però non piace ad alcuni sindaci, un’eccezione positiva da rilevare quella di Matteo Lepore che ha compiuto un lungimirante dietrofront a Bologna grazie soprattutto alla costante lotta degli attivisti del comitato Besta.
Meglio deliberare nelle segrete stanze e informare i cittadini a fatti avvenuti? E poi chi valuta le compensazioni ambientali derivanti dai danni irreversibili dei tagli di alberi o di un ampliamento produttivo? Dal mare alla collina, dalla costa all’entroterra, la domanda da porsi è quanto gli amministratori oggi siano capaci di leggere i bisogni sociali e culturali emergenti della comunità che amministrano. Contano più gli investimenti in strade ed opere pubbliche o la qualità della vita dei cittadini che vivono nei territori? Come fare a mettere insieme le visioni di chi pretende più verde con quelle di chi vuole più parcheggi, supermercati e strade veloci? È la mansione nonché l’arduo compito di ogni primo cittadino quello di rispondere alle esigenze delle persone con la massima responsabilità.
Credo che non si possa più restare spettatori passivi dei gravi cambiamenti climatici, dell’invecchiamento della popolazione, del calo demografico, dello spopolamento delle aree interne, nonché del malessere dei nostri giovani.
Il filo conduttore di alcune scelte a mio parere scellerate è l’approvazione da parte delle giunte comunali di progetti ormai desueti che prevedono di asfaltare campi e abbattere piante, senza proteggere il territorio ed ascoltare l’opinione della popolazione residente. Per questo, appoggio in pieno i promotori della camminata, prevista per domenica 8 settembre in via del Tiglio a Cattolica, da considerarsi un modo pacifico per contestare e creare occasioni pubbliche di confronto, alla pari della manifestazione di marzo scorso a tutela del fratino che nidifica sulla spiaggia libera tra Rimini e Riccione, del corteo di aprile a Cavallara nei pressi dell’allevamento Fileni di Maiolo, del presidio di giugno del comitato No Variante16 a Rimini. È legittimo mostrare e comunicare il dissenso e la propria insoddisfazione nei confronti dell’operato delle amministrazioni comunali, da premiare quando ottengono buoni risultati in nome e per conto della comunità e da redarguire quando non coinvolgono i cittadini nelle scelte urbane".
Francesca Macchitella
Territorio e Identità, Poggio Torriana