A due settimane dall’inizio dei saldi estivi di fine stagione il bilancio di Federmoda – Confcommercio della provincia di Rimini fa registrare segnali stabili rispetto alle vendite dell’anno passato. L’indagine che ha coinvolto le aziende del settore tessile e calzature del territorio evidenzia che per il 36% dei commercianti le vendite in saldo sono stabili, per il per il 24% in aumento e per il 21% in calo (dentro ad un range del 10%). Il tutto dopo una stagione primaverile molto complicata, in cui gli operatori sostengono di avere avuto una sensibile diminuzione delle vendite a causa maltempo: il 93% degli intervistati dichiara di avere subito un calo e il 56% di essi dichiara la diminuzione delle vendite superiore al 10%. Per gli acquisti di abbigliamento e calzature estive in saldo (polarizzati quest’anno sulla fascia di prezzo media), si spendono circa 181 euro a famiglia (circa 82 euro pro capite, anche questo in linea con il 2018).
“Constatiamo un andamento stabile delle vendite in saldo – spiega Giammaria Zanzini (nella foto) di Federmoda Rimini e vicepresidente di Federmoda dell’Emilia Romagna – e speriamo che le prossime settimane possano dare la sferzata auspicata. Ma il dato che mi preme di più sottolineare è quello che vede l’82% degli intervistati la data di inizio delle vendite di fine stagione andrebbe posticipata (per il 63% a fine luglio, per il 20% a fine agosto). Si tratta di una vera e propria necessità, un po’ perché le stagioni sono letteralmente cambiate, un po’ perché stiamo nuotando in una Babele di promozioni massacrante per i piccoli commercianti che, al contrario rispettano le regole e trovano, o almeno trovavano nei saldi la possibilità di ampliare la marginalità e ridare fiato alle aziende oberate di spese da coprire. Per fare riprendere appeal ai saldi oltre allo spostamento delle date riteniamo più che urgente anche in Emilia Romagna un regolamento sugli outlet, come già esiste in altre regioni d’Italia. Gli outlet non dovrebbero vendere produzioni ad hoc, ma solamente merce disassortita, della stagione precedente o fallata, né dovrebbero avere la possibilità di vendite straordinarie perché hanno merce in svendita tutto l’anno. Inoltre, per salvaguardare il commercio di vicinato è fondamentale che vengano contenuti i temporary shop che nascono ormai come funghi, persine all’interno delle strutture ricettive: come Federmoda lo riteniamo inammissibile nonché deleterio per tutto il tessuto commerciale in sede fissa. Un corto circuito che porta a chiusure e desertificazione del tessuto sociale delle città e dei borghi”.